Welcome mon amis...

This is un luogo beaucoup agreable, where we possiamo insieme nous-rendez-vous per mille cose different...welcome qui

sabato 20 novembre 2010

mito di Psiche - 5 - Eros s'innamora


Il matrimonio con la Morte

Eros parte per eseguire l'ordine della madre ma, non appena lancia un'occhiata a Psiche, si punge incidentalmente un dito con una delle proprie frecce e s'innamora di lei. 
Decide immediatamente di prendersi Psiche in sposa e chiede al suo amico, il Vento dell'Ovest, di sollevarla dolcemente dalla cima del monte e trasportarla nella Valle del Paradiso. 
Il Vento dell'Ovest lo fa e Psiche, che si aspettava il peggio, si trova invece in un paradiso terrestre.
Psiche non pone ad Eros alcuna domanda. (Psiche non chiede - Parsifal parte proprio per cercare la domanda. Questi nostri due aspetti, sempre presenti in noi, si scontrano il più delle volte. Non chiediamoci cos'è giusto, ma chiediamoci invece quando è necessario usare l'uno o l'altro)
Immaginate di atterrare in un salone di alabastro con  servitori, musica, cibo eccellente, spettacoli e bellezza per tutto il giorno!
E’ naturale che lei non chieda nulla.
(Ha evitato di affrontare la Morte: per il momento non vuole e non necessita di una più ampia coscienza.)
A volte si sente che lo sviluppo basta per quel momento e non si vuole nulla di più.
L’esperienza di Psiche sulla montagna della morte è una strana cosa. Ci possono essere donne e uomini di 50 anni che non sono mai stati sulla montagna della morte, benché possano essere già nonni. Ormai nella mezza età conservano in sé la rugiada.
(per questo ho smesso di fare seminari e tenere stage e scrivere libri….ho capito a 49 anni, che non si può essere incatenati alla montagna della Morte “per finta”.. o ci si è portati a forza o non funziona..e molte volte non funziona neanche così)
Ci possono essere invece ragazze e ragazzi che già a 16 anni sanno tutto dell’esperienza, che l’hanno vissuta e ne sono sopravvissuti e portano negli occhi una saggezza terrificante.
Queste cose non accadono “automaticamente” ad una certa età.
Conosco una ragazza che a 16 era rimasta incinta. Partorì un bambino lontano da casa, per non dare clamore e il piccolo fu dato in adozione. Lei non lo vide mai. Diversi anni dopo si sposò e se qualcuno poteva essere chiamato vergine, questo era lei. Psicologicamente non era stata minimamente toccata, anche se aveva avuto un figlio.

Così, la Psiche che c’è in ogni donna e uomo pone fine alla propria ingenuità in momenti della vita che possono essere molto diversi, non succede soltanto al momento del matrimonio e dei matrimoni quotidiani. Può non succedere mai, può succedere già alla nascita.
(Una volta il matrimonio rappresentava un processo diverso, tra uomo e donna: per l’uomo tutti i matrimoni - con una donna o con una situazione – erano un’affermazione nel sociale e un rafforzamento del suo mondo. Ora invece questa situazione è anche femminile, come è anche maschile essere incatenati sulla montagna della morte. Che sta succedendo? Possiamo e vogliamo tornare indietro, attivando Afrodite?..non si può e non si deve. Psiche deve essere uccisa ogni volta per crescere ed essere di nuovo Psiche, e non è più nel rapporto uomo-donna e nei suoi ruoli che avviene. Ora avviene in qualunque rapporto e qualunque situazione, per tutti uguale.
Assistiamo a questo fenomeno e restiamo scossi e inebetiti. Le donne non vogliono più farlo e partono nel viaggio di Parsifal – guardate le ragazzine di oggi: non sembrano tanti cavalieri armati che viaggiano in gruppo a compiere imprese? E gli uomini? Che fanno gli uomini? C’è chi resta nel grembo materno a vita e chi invece si chiude nel suo castello di alabastro e crea. Pensiamoci).

1 commento:

  1. La negazione della esistenza del Tempo crea danni nella crescita, a qualunque età, quando diventa un modo di camminare nella vita. “Il Tempo non esiste”, quante volte l’ho detto e pensato,..e invece esiste un ritmo naturale in ogni cosa, quello della nascita-morte-rinascita. Negando la esistenza del tempo si rimane intrappolati nel movimento di regressione che, come un elastico, ci tira indietro ogni volta che ci troviamo in una situazione di passaggio. Rimanere fermi nel castello di alabastro, ad esempio, senza porsi domande perché non è tempo di farlo ma è solo tempo di iniziare a viverci, in quel castello…perché il viaggio fatto per arrivare fin lì ha bisogno del suo tempo per depositare i suoi semi e renderci fertili.. Non sono le esperienze in sé che creano esperienza, possiamo rimanere con la rugiada addosso sulla nostra pelle anche dopo un grande sconvolgimento. Se lo viviamo tre metri da terra, svolazzandoci sopra anzichè piantando le radici nella terra umida , bagnata dalle nostre lacrime, dagli umori del nostro stupore. Se ci preoccupiamo troppo in fretta di passare oltre, di dimenticare, di fare qualcosa d’altro per non starci troppo a pensare. Capisco quello che scrivi, Elisa, quando dici il perché hai smesso di insegnare e di scrivere libri. Da un paio di anni è stata anche la mia scelta, per questo ho smesso di insegnare come elaborare il lutto, non perché non lo sapessi fare né perché apparentemente non ci fossero risultati, ma perché questi risultati spesso ributtavano le persone tra le braccia di Afrodite. Erano arrivate da me troppo presto, oppure non sapevano stare ferme nel castello di alabastro e , dopo avere scoperto di poter “lavorare su di sé” ci prendevano gusto e si sparpagliavano in mille pezzi a cercare qualcosa di nuovo dentro di sé..e dimenticavano il Tempo del seme sotto terra. E io stessa, per prima , ora so cosa voglia dire stare dentro al castello…

    RispondiElimina