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mercoledì 5 gennaio 2011

mito di Psiche 11 - La Sofferenza di Psiche - mai più "contro"


Soffrire= sub-ferre: portare "sotto"
Mai più"contro"

A partire da qui e per i prossimi capitoli, analizzeremo la sofferenza, a cosa serve, come usarla, come uscirne non solo vincitori ma sopratutto nella forza e nella potenza di noi stessi.
L'energia che ci circonda in questo momento, ci aiuterà molto in questo lavoro: W!


Rappel: donna=parte femminile - uomo=parte maschile



Dopo aver visto Eros volare via, la prima reazione di Psi­che, devastata dal dolore, è quella di buttarsi nel fiume.

Ad ogni passaggio difficile, Psiche pensa di uccidersi.
E que­sto non sta forse a indicare una sorta di autosacrificio, il sacrificio di un livello di coscienza per un altro?

La mag­gior parte della gente prova repulsione di fronte a questo fatto, che pure è fondamentale. (zoooooom!)

Se riusciamo a ritrovarne il significato archetipico, possiamo trarne giovamento.

Quando una donna viene toccata da un'esperienza archeti­pica, crolla.

L'uomo perde contatto con il suo castello del Graal e qualche volta occorrono molti anni perché lo recu­peri.

Ma la donna non abbandona il suo castello del Graal, almeno non per molto tempo, ed è proprio attraverso il crollo che recupera velocemente il contatto archetipico.

Può trattarsi di un momento non felice, ma è un momento che ripristina i contatti interiori e rende disponibile una qualità positiva cui la donna può fare ricorso.


E sbalorditivo per l'uomo scoprire il grado di controllo che la donna ha sui propri sentimenti, una capacità che è sconosciuta alla gran parte degli uomini.

La donna può entrare nel castello del Graal quasi a piacimento; può fare riferimento a un parametro femminile ogni volta che lo vuole.
E questo è molto bello.

(chiariamoci moooolto bene: il parametro di cui si parla è la vita/morte/vita, laddove Afrodite e Psiche lavorano bene insieme..)

Per l'uomo è molto più dif­ficile fare qualcosa di analogo.

La donna deve comunque perseguire i propri compiti, però può usufruire dell'aiuto di quella qualità altamente introversa, volta verso l'inter­no, che è il modo femminile, di Psiche, di rispondere al tocco divino che esperisce.

Psiche si siede e attende una soluzione.
L'uomo deve estrarre il coltello (la spada, la pistola), cavalcare il suo nuovo cavallo (la bicicletta, l'automobile), uscire e porta­re a termine qualche cosa.

 Il modo femminile, che sia della donna o dell'Anima, è quello di aspettare fino a che qual­che cosa dal di dentro fornisca strumenti, modalità e corag­gio (forza dal e del cuore).

Un'antica storia cinese illustra questo principio femmini­le, spesso non compreso dal mondo occidentale. Una gran­de carestia incombeva su un villaggio; il raccolto sarebbe andato perduto se la pioggia non fosse caduta al più pre­sto. Venne allora convocato un famoso procacciatore di pioggia, al quale venne detto di chiedere qualunque cosa gli servisse per portare la pioggia vitale.
 Egli esplorò il vil­laggio e quindi chiese una capanna e una fornitura di cibo e acqua che durasse per cinque giorni. Questo fu presto fatto, e gli abitanti del villaggio cominciarono ad aspettare. Al quarto giorno, incominciò a piovere. La gente, piena di gioia e gratitudine, si recò alla capanna del procacciatore di pioggia recando doni per ringraziarlo per aver salvato il villaggio. Il procacciatore di pioggia spiegò di non avere ancora dato inizio alle cerimonie per procurare la pioggia. Quando aveva visitato il villaggio si era sentito disorienta­to, e aveva avuto bisogno di tempo per rimettersi in contat­to con se stesso. Ed era cominciato a piovere senza che ci fosse bisogno d'altro.

Sta in questo mettersi in contatto con sé, in questo 'rimettersi a posto', la grande arte femmi­nile, che si manifesti nella donna o nella parte femminile dell'uomo. È chiaro che non mi riferisco qui tanto a uomi­ni e donne reali quanto a maschile e femminile. È sempre l'assoluta immobilità che consente al femminile di 'rimet­tersi a posto'.

(pensiamo ai tempi di oggi...è possibile questa immobilità?..e se ci siamo creati un mondo dove ciò non è possibile, quale sarà il motivo?..)






La donna, o il principio femminile, sembra dover sempre ritornare a un centro interiore molto fermo ogni volta che qualche cosa le accade; e questo è un atto creativo.

Deve ritornarvi, ma non deve affogarvi. E' ricettiva, non passiva.


Ricordo una donna molto saggia che conoscevo un tem­po la quale, ogni volta che le sciorinavo le mie sventure, diceva: «Aspetta». Per me era tremendo. Il mio cavallo sta­va già scalciando con impazienza.

Non volevo sentirmi dire di aspettare ma era giusto farlo, giusto quando il problema in questione riguardava la sfera del femminile.
Durante la seconda guerra mondiale, mentre lavoravo per la Croce Rossa statunitense, entrai nell'ufficio della donna che ricopriva la carica di supervisore ed espressi tut­ta la mia eccitazione dicendo: «E successo questo ed è suc­cesso quello ed è successo quest'altro ancora; che cosa dob­biamo fare?» Lei mi guardò e disse tranquillamente: «Va' a fare colazione».

Lei sapeva.

(quanto tempo vi dedicate per restare immobili? Certo, ora come ora, per poter restare immobili bisogna combattere contro il mondo che non vuole la nostra immobilità. Perchè non la vuole? Che paure porta a galla la nostra immobilità?)

Il sacrificio (rendere sacro) sta nella qualità femminile di ritornare all'im­mobilità.

La tradizione cristiana ne tiene conto quando di­ce: «Ti offriamo e presentiamo noi stessi [...] in sacrificio vivente».

Psiche compie il sacrificio. Si reca al fiume decisa ad ar­rendersi, forse per motivi sbagliati, ma con gli istinti giusti.

Pan, il dio dai piedi caprini con Eco in grembo, siede presso il fiume. Vede che Psiche sta per gettarsi e la dissua­de dal farlo.

Leggevo sempre questo episodio con un sorriso e poi proseguivo, ma nel mito non si ha il diritto di sorvo­lare su alcunché.
Perché è proprio Pan a salvare Psiche da un genere di immobilità sbagliato?

La parola 'panico' deriva da Pan.

Si tratta di quel senti­mento di essere fuori di sé, di quella qualità selvaggia, di quello stato di quasi follia che gli antichi tenevano in gran­de conto e di cui noi ci rammarichiamo amaramente quan­do lo proviamo.

Questo è il fattore che aiuta Psiche.


(cominciate a capire i danni che arreca l'attuale situazione in cui viviamo? Ci PROIBISCE il panico e così facendo non ci permette di arrivare alla coscienza! !!!!!!!!!!!!!! Quando vedo una persona soffrire veramente, quando vedo una persona depressa..io gioisco perchè so che gli/le si apre una possibilità. Resto ed osservo: la prenderà?)

Que­sto mito è pieno di piccoli consigli e osservazioni sul che cosa fare quando ci si sente bloccati o sopraffatti.

Il consi­glio del momento è quello di andare da Pan (pan=tutto) , il dio dal piede caprino.


 E' questo dio, che appare così strano alla mentalità moderna, che può ricollegarci con la terra e con l'istinto nel modo giusto, non in modo suicida.


Lo scoppiare in lacrime della donna è una reazione pani­ca. Qualche volta, nei momenti di crisi, si tratta di una rea­zione buona e necessaria.

Se il marito è uno di quelli che non riescono a sopportare di veder piangere una donna, lei dovrà semplicemente piangere davanti a lui in ogni ca­so. Pan ha qualcosa da dirle, e forse anche qualcosa da dire a lui, in momenti come questi.

Pan dice a Psiche di pregare il dio dell'amore, il quale capisce le persone che l'amore infiamma. Qui c'è una sim­patica ironia: dover andare da quello stesso dio che ci ha ferito per chiedere sollievo. Ma si tratta di un buon consi­glio. (OTTIMISSSSSIMO!!!)

Essendo il dio dell'amore, Eros è il dio della relazione. Credo che possiamo dire che quando una donna è in diffi­coltà deve rivolgersi a Eros, al rapporto, e mantenervisi lea­le.
Deve prendere Eros come principio guida per seguire una via coerente con la relazione.


(e qui bisogna aprire un grande capitolo importante: laddove non esista una propria morale che metta l'amore incondizionato al primo posto, il viaggio che stiamo compiendo sarà vano e molto pericoloso, perchè rafforzerà Afrodite e infetterà ancor più le ferite del Re Pescatore)

Psiche prega, ma si reca all'altare di diverse dee anziché a quello di Eros e viene rifiutata una volta dopo l'altra. Ogni dea teme Afrodite e nessuna è disposta ad attirarsi la sua ira per aiutare Psiche.

(vogliamo aprire un grande discorso sul femminile nefasto? no, non lo apro..apritevelo voi..io sonbo in un momento della mia vita dove detesto il basso femminile più del solito..che era già moltissimo..)





Nel mito del Graal, a questo punto Parsifal ha sconfitto il Cavaliere Rosso e combatte eroiche battaglie con tutta la sua energia.
Psiche peregrina pregando da un altare all'al­tro. Si tratta dello stesso lavoro dell'uomo: un lavoro nobi­le in entrambi i casi, ma svolto in maniera differente.

Psiche deve continuare a soffrire fino a che il suo cammi­no diventa chiaro.
Fritz Kunkel ha scritto che nessuno ha il diritto di spingere un altro prematuramente fuori dalla sua sofferenza.

Psiche deve percorrere la sua strada.

Se ci si tro­va lungo il cammino della sofferenza o in uno spiazzo arido, qualche volta bisogna semplicemente rimanere a secco per un po', ma se si comprende la struttura d'insieme della pro­pria sofferenza, un occasionale spiazzo arido non è così spa­ventoso né così devastante.

Molte donne della Bibbia hanno dovuto soffrire. Cristo sulla croce soffre a modo suo, e le donne ai piedi della eroce soffrono a modo loro.

Finalmente, Psiche capisce che deve recarsi da Afrodite, perché è lei che detiene la chiave di tutte le sue difficoltà. E lo fa.

Afrodite le parla in maniera amara e tirannica.
Riduce Psiche a una nullità. Le dice che non è buona a nulla se non a fare la sguattera, e che se mai c'è per lei un posto nel mondo, il che è dubbio, è ai livelli più infimi della sca­la, allo svolgimento dei compiti più umili, che Afrodite provvede ad assegnarle.

Ecco che Psiche che riceve il pri­mo dei famosi quattro compiti quale condizione per la sua liberazione.


Molte e molte volte devo ricorrere all'Afrodite che c'è in me, sia per me che per gli altri. 
E ogni volta mi stupisce la forza del suo essere, la potenza dei suoi compiti, la perfezione del suo ardire.


Ogni volta, quando la persona le permette di farsi domare da lei, si assiste ad una magia ineguagliabile...


Vedremo prossimamente come....

1 commento:

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