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martedì 31 marzo 2015

Racconto pioniere

Questo è solo un racconto e lo scrivo per me e basta. Mi serve per fermare su una linea conseguente questi ultimi otto anni e quindi crearmi un punto visibile di realtà vissuta.
Se poi, finito di farlo, lo pubblicherò su FB o Twitter sarà per mettere a disposizione questa sequenza a chi potrà usarla. Punto
Chi si riconoscerà in questo racconto perfavore se lo tenga per se. Grazie

Dunque tutto parte a dicembre, ultimo seminario che ho tenuto. Quel giorno ero strana, mi faceva molto male un dente, avevo l'utero dolorante ed in subbuglio, mestruazioni forti. Capivo che il non erano normali disturbi, che dentro di me stava per scoppiare la rivoluzione.
Ricordo benissimo ogni momento di quei due giorni. Avevo 49 anni ancora per un paio di mesi e la netta sensazione che a 50 tutto sarebbe cambiato. Non sapevo assolutamente perché, ma sapevo che sarebbe sicuramente successo.
Le persone del seminario mi sembravano normali, forse dispiaciute che finisse forse felici di liberarsi di questo gioco al massacro che li aveva visti mettersi a nudo, gli uni con gli altri, creando una sorta di capestro di relazioni, una galera, uno scompartimento di treno rimasto bloccato nella neve. Liberi finalmente ma dispiaciuti.
Io li osservavo amarmi ed odiarmi, pienamente consapevole che non c'era altra via che questa ma altrettanto certa che dopo anni e anni di seminari, era finita l'epoca, almeno per me.
Certo il mondo li stava scoprendo, stava arrivando il boom dei seminari tuttologici, ma era roba per altri, non per me.
Io sono una pioniera. La massa non m'interessa. Non perché non mi piaccia, ma perché se un fenomeno diventa massivo semplifica, riduce, porta alle linee primarie, mi obbliga a retrocedere, e molto. E io faccio per me, seguo il mio istinto, navigo a vista, non voglio insegnare voglio imparare. Se poi sulla mia strada qualcuno si affianca, ben venga, ma io indietro non ci torno.
Sono una stronza, e mi piace ciò che sono.
Ripeto: una pioniera.
Ma allora non lo sapevo.

Comunque li osservavo più del solito, registravo sguardi e atteggiamenti e mani contorcersi e bocche parlare, ridere, smorfiare, annuire, negare e silenzi imposti e modalità del corpo e antipatie e simpatie e saturazioni. Io ero contenta che finisse, scontenta di me. 
Sarebbe servito a qualcosa impiegare tutti questi anni a trovare sistemi per trasmettere ciò che io avevo capito? Ora so che credevo di aver capito ma non avevo capito un cazzo, al massimo lo avevo percepito ed avevo studiato tantissimo per trovare conferme certe a queste mie intuizioni. Ora so che capire è ben altro, ma allora non lo sapevo.
Faccio salva la mia buonafede senza trascurare però che la voglia di avere una corte era sicuramente stato nel corso di tanti anni molto piacevole e gratificante. Ma il punto di stop era arrivato.

Però mi dispiaceva se alcuni di loro potessero considerare questa fine uno strappo troppo forte e così offrii a chi volesse di venire ad aiutarmi in giardino. Alcuni lo fecero ma durarono poco. Un conto è giocare un conto è lavorare sul serio. Nel giro di un paio di mesi restarono in due, poi uno.

Questo uno si piazzò qui tutti i weekend anche a dormire, divenne parte della famiglia, presenza un po' out, non imparava un tubo, ripeteva errori di continuo, ma rappresentava uno zio un po strano, un po tonto, un po boh. 
Ci è rimasto per sei anni per poi sparire di colpo appena sono stata male. Delete.

Allora, la mia vita cambia aspetto anche perché il figlio piccolo fa l'homeschooling per un anno, poi c'è la scoperta della dislessia, i miei studi ed il mio tempo vengono molto assorbiti da questo, unitamente alle mie infinite telefonate con un mio amico e poi con una mia amica. Punto focale, la mia amica.
Io non ho mai avuto amicizie femminili perché proprio non riesco a capirle, unica eccezione una mia amica dal liceo ma non fa testo, perché è decisamente un'amicizia maschile la nostra, nulla a che vedere con le amicizie femminili.
Dunque dicevo, questa amica diventa sempre più presente e viene spesso qui anche se abita in città .
Scrive libri (che non capisce diciamoci la verità ma se gli altri invece si è li comprano, va bene ) ma vuole cambiare vita (poi scopro che invece vorrá solo cambiare posto dove giocare alle signore)  e scopre che la campagna, di cui non conosce assolutamente nulla, potrebbe essere un'ottima alternativa. Io non so ancora ora il perché , magari lo scopro scrivendone, mi ci affeziono ed entro un'altra volta nel ruolo del mentore, ma questa volta il gioco si fa serio perché non sono più seminari dove porto fuori ciò che decido, ma apro la mia casa e  la mia vita, in totale trasparenza in tutto.
Risultato: totale saccheggio ovviamente con conseguente abbandono dopo aver preso altre idee da applicare e da rivendere come proprie. Ovviamente a vederlo da ora era tutto chiaro fin dall'inizio, ma la mia stupidità e dabbenaggine unita a sentirmi coccolata ed ad avere finalmente un'amica come tutte mi aveva totalmente offuscato, anche se in molti me lo dicevano. Scema io.
Una pura berlusconata, tanto per capirmi e io da mentore presunto quale credevo di essere mi scopro una ragazzina ingenua ancora schiava dell'abbandono materno.
Porca vacca si ricomincia daccapo. 
Menomale che ero illuminata!
I figli grandi si sposano nel frattempo, mi riempiono la vita di cose da fare e da pensare e tanta gioia e fiori e nuove vite alla svolta e nipotino e case e Roma, e alberghiero per il piccolo e cresce e tanto turbinio e vortice di passioni ed emozioni intense.
Poi un giorno ricado sulla terra nella mia vita. Esco dalla vita altrui, di tutti, tutto d'un colpo. Mia madre ottantatreenne mette in scena un tentato suicidio. La notte a vederla in coma passa al tritacarne la mia vita e la sua, scopro di amarla e detestarla con tutta me stessa. Ma sopratutto scopro che ho passato l'intera vita a non occuparmi di me perché sono stata allevata appositamente per occuparmi degli altri. Plasmata da subito.
Di colpo la verità e la realtà mentre sto seduta in una sedia accanto al letto di colei che ora intubata non può più esprimersi. E sono tanto tanto stanca e tanto tanto sola. Non sola da lei o dagli altri, sola da me stessa.
Certo c'è il mio compagno sempre vicino, ci sono i figli ma non dipende da loro la mia solitudine sono io che non comunico più. Chiusura ermetica non dormo più , il tempo perde consequenzialità ed approfitto della mia gamba azzoppata per fermarmi. Fino alla totale immobilità sulla chaise-longue per un anno. Due metri quadri, un iPad ed il telecomando della TV diventano il mio unico spazio.
Trasportata da altri anche per andare in bagno.
Mi curano ma nessuno vuole farmi curare .
A vederlo ora sembra un film dell'orrore.
Certo, io nel mio delirio mi rifiutavo di andare a farmi vedere,ma era chiaro che fossi fuori di testa.
Non mi spiego perché tra tutti, compagno, figli, qualche sparuto amico rimasto che raramente si faceva vedere, una pseudo sorella, insomma nessuno mi abbia preso di peso e portato in un ospedale . Forse un domani lo capirò . Forse, chissà .
Tutta la famiglia mi accudiva magnificamente ma da malata terminale.
Forse essere stata così ingombrante tutta Ia vita cominciava ad avere effetti? Forse avere di me un bel ricordo piuttosto che avermi in carne ed ossa sarebbe stato più semplice? Può darsi, non lo so. Comunque nessuno si mosse in modo decisivo. 
Finché un mio amico medico che non mi vedeva da un anno, capì attraverso vari racconti ricuciti che forse le cose non stavano affatto bene, venne qui, mi vide praticamente morente mi organizzò di corsa visite e analisi e con la diagnosi di metastasi ossee e pochi mesi di vita finalmente finì un incubo.
Si, finì.
Cominciò per me una nuova sfida da pioniera, dura, faticosissima, ma nuova.
La novità era che ora correvo per me stessa e io venivo prima di tutti. Era finito l'abbandono, sparito. Avevo finalmente diritto di vivere. Mi sono battezzata da sola a 57 anni.
Ora la sfida era tra me, il mio corpo ed il mio cervello atrofizzato come il corpo.
 Pronti via, ora si gioca di nuovo ed il gioco è serio, serio solo come i miei parti, serio perché gioco finalmente solo per me
Io, il mio corpo, il mio cervello e io. Mi dó licenza di vivere.


La sfida non è il cancro, anzi lui mi è alleato e andiamo insieme a rimettere a posto tutto.
Ecco ora sono di nuovo io, pioniera.
Grazie cancro, sei stato e sarai sempre il mio grande amico , altro che lotta contro il cancro... lotta contro quella parte, grande parte di me che mi voleva morta.
Deinde, ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Evvai!!!

lunedì 24 marzo 2014

Angy e il sasso - bozza

Angy e il sasso - bozza

                                                              Fino a tre mesi fa

Mi chiamo Angy, Anna Giuseppina in omaggio ad entrambe le nonne, ho 38 anni, statura media, corporatura rotonda, capelli lunghini ma con taglio alla moda, carattere mite, mani bellissime che curo molto.
Amo molto i colori ma non ho mai avuto il coraggio di cominciare un corso di pittura perché mi potrei vergognare troppo a mostrare davanti a tutti i miei scarabocchi.
Forse ora potrei.
Praticamente sono trasparente al mondo. Ero.
Sono una trentottenne laureata in lettere moderne, già fidanzata tre volte, Filippo, Giovanni e Leopoldo. Attualmente sono single e vivevo con mia madre fino a tre mesi fa.
Abitiamo nel centro di Milano in una casa di ringhiera molto bella e spaziosa. Mio padre comprò le prime tre stanze centrali quando si sposarono e poi fu abile nell'acquistare gli appartamentini adiacenti man mano che venivano messi in vendita, fino ad arrivare ad avere questo bell'appartamento di centoventi metri quadri che per due è davvero molto. Tra l'altro, col passare degli anni le case di ringhiera sono diventate molto di moda tra i milanesi ricchi e quindi le vecchie arrugginite ringhiere sono terrazzi tutti fioriti, nel cortile c'è un giardino magnifico, ci sono due ascensori e nel piccolo capannone dove lavorava il biciclettaio ora vive un locale molto moderno, vegano, con tisaneria e d'estate suonano anche musica country americana dal vivo. Basta stare sulla sdraio del terrazzo con il gatto in grembo per ascoltarla e sognare di riuscire a suonarla .
Lavoravo in un ufficio di avvocato la mattina e come babysitter al pomeriggio. La domenica aiutavo gli anziani come volontaria organizzando tombole e giochi. Il sabato libero per dormire di più, fare shopping ed la sera uscire con le amiche.
Mediamente cattolica, benpensante per pigrizia, amavo tutto ciò che non mi faceva fare fatica. Abitudinaria e sedentaria.
Il babbo è morto da tre anni e la figura maschile è rappresentata da mio fratello Edoardo, 35 anni, ingegnere, sposato con una ragazza moldava che lavora in banca e con una bimba meravigliosa, Giada, di due anni.

Di molto altro non c'è da raccontare, ho due amiche del cuore con cui uscivo a cena e andavo al cinema, Rosy e Susy, e un gatto Gatto, raccattato nell'androne da cucciolo in una sera di temporale. Si chiama Gatto perché mia madre non lo voleva e quindi c'impose di non dargli il nome. Ovviamente il gatto è rimasto ma ormai risponde solo a Gatto anche se a me sarebbe tanto piaciuto Fuffy.
Dormiva sul mio letto e russava, ora penso dorma sul letto di mia madre.
Mi metterò in cerca di un gatto, ora che vivo sola, e lo chiamerò Fuffy. Magari anche due.
Mia madre, Tina, maestra elementare in pensione, è una persona media come me, unico vezzo i capelli rossiccio-menopausa e una collana vistosa di lapislazzuli che le regalò mio padre in un impeto di strano ritorno di fiamma verso i 45 anni. Ho sempre pensato fosse il contraccolpo di una scappatella ma non lo dissi mai, nè posso averne certezza.
È una brava donna un po' noiosa che ripete all'infinito il suo essere stata maestra in ogni gesto. Forse una nasce maestra e poi esercita come inevitabile conseguenza.
Ah, dimenticavo, negli ultimi 3 anni siamo diventate vegetariane e questo ci fa sentire molto orgogliose di appartenere ad una minoranza intellettuale oltre a riempirci il tempo cercando e provando sempre ricette nuove. Mio fratello dice che siamo fissate e pretende che diamo la carne a Giada quando ce la lascia, inutili sono stati tutti i nostri tentativi di convertirlo. Peccato.
Insomma ero una zitella in piena regola, con tanto di calze per andare a dormire.

Lo studio in cui lavoravo è composto da quattro avvocati, due anziani e i loro figli. Civilisti, si occupano quasi esclusivamente di casi finanziari. Il mio lavoro era di pura segreteria e solo quattro ore la mattina. Era piacevole, confortevole, ripetitivo e rassicurante. Inoltre avevo un ottimo rapporto con tutti perché ero li fin dai miei vent'anni e mi sentivo quasi una figlia anche io. Avevo il mio ufficio e potevo anche tenere il bollitore e le tisane. 
È proprio nell'ufficio che ho incontrato Leo, il mio ultimo fidanzato. Avvocato anche lui è stato subito un incontro chimico il nostro.
Perché non c'è da pensare che io abbia ritrosia con il sesso, anzi, credo proprio di esserci portata, molto portata.
Con Leo, dicevo, è stata subito chimica e dopo neanche una settimana da quando ci eravamo conosciuti eravamo già in un motel, pieni di passione. Il motel divenne un po' la nostra casa per quattro anni. Mi passava a prendere all'una, quando uscivo dall'ufficio e finivamo sempre a letto. Ci vedevamo raramente la sera e mai i weekend perché lui giocava a calcio la domenica e stava con la mamma e gli amici il sabato.
Solo dopo quattro anni mi accorsi che il calcio, la mamma e gli amici erano in realtà una moglie e due figli. Fui obbligata a piantarlo, più per una questione di principio che per stizza, ma nel tempo quelle abbuffate di sesso mi mancarono , almeno fino a tre mesi fa.

                                            Tre mesi fa

Era un venerdì e non ero tornata a mangiare a casa perché nella pausa pranzo ero stata dal parrucchiere. C'era un nuovo taglio tutto dritto che volevo provare per farmi bella per il sabato sera, visto che saremmo uscite , io, Susy e Rosy con tre amici del fratello di Susy.
Finito il parrucchiere ero andata subito a prendere all'asilo i bimbi a cui facevo da babysitter, che furono molto entusiasti del mio nuovo taglio e anche delle sfumature chiare sulle punte.
Quindi quando arrivai a casa erano ormai le sei e trovai mia madre seduta in cucina con una lettera in mano e la faccia un po' stranita, tanto da preoccuparmi.
Non aspettai che mi raccontasse, visto la sua propensione ad esagerare nel prendere le cose alla larga, quindi le tolsi la lettera dalle mani per leggere direttamente.
Riporto quanto c'era scritto:

" Gentili Signori Anna Giuseppina e Edoardo Signoretti,
chi vi scrive è l'avvocato testamentario della fu Signora Rosa Signoretti.
In quanto unici eredi della Suddetta, siete invitati a mettervi in contatto con me, il più urgentemente possibile, per prendere atto delle disposizioni della Medesima.
Troverete ogni riferimento in calce a questa lettera.
Nell'attesa della Vostra venuta a Montevideo, porgo i miei ossequiosi saluti,

Avvocato Juan Pedro Cattores"

Il primo istinto fu di cominciare a ridere, ridere, ridere. Chi diavolo era Rosa Signoretti? E Montevideo non è in Venezuela ? 
Mi arrivava l'immagine della carta del mondo con un Montevideo che vagava in tutto il sud America ma con un nome molto affascinante. No, di preciso non avrei saputo posizionarlo. Mi sentii ignorantissima.
Pensare a Montevideo  da un tavolo di cucina nel centro di Milano con mia madre che mi guardava con lo sguardo ebete mi sembrava fantascienza.
Ma chi era Rosa Signoretti? " Mamma chi è Rosa Signoretti?" " Non ne ho la più pallida idea".

Se non lo sapeva lei a chi potevo chiederlo, non ne avevo idea. I parenti di mio padre mi risultava fossero tutti morti e lui era figlio unico.
Chiamai mio fratello e gli lessi la lettera, pensando che anche lui ci avrebbe fatto una risata. Sbagliavo. La sua reazione fu invece che si trattasse sicuramente di una truffa da parte di qualcuno che voleva estorcerci dei soldi. Ne era così convinto che voleva andare subito al commissariato.
Non mi pareva un'ipotesi plausibile anche se, con tutta onestà, non avrei potuto escluderla.
Decidemmo di prenderci il weekend per ragionarci sopra e lunedì mattina avrei chiesto consiglio in ufficio agli avvocati. Magari potevano sapere se esistesse davvero un avvocato Juan Pedro Cattores.
Questa lettera ci aveva spezzato il tempo.
Mia madre vagava per casa, persa in un mare di pensieri che non rivelava, con il viso un po’ cupo.
Io invece ero pervasa da un’ilarità diffusa, un po’ come un nuovo amore. Canticchiavo e mi muovevo leggera.
Mio fratello faceva uscire i mille fantasmi del male, dando corpo a mille supposizioni, tutte nefaste.

A ognuno le sue reazioni rispetto al proprio carattere.

Il sabato sera sono riuscita a non parlare di questa cosa, complice anche il fatto che non eravamo solo noi tre amiche. Ripensandoci ora credo che si stesse già facendo strada in me, un desiderio di vivere quest'avventura da sola e non avevo molta voglia di condividerla neanche con loro, mie compagne di vita da sempre. Quella sera, a letto, mi crogiolavo in questa favola appena iniziata e anche solo i commenti di mia madre e di mio fratello mi disturbavano. Paradossalmente vivevo questa situazione come se la protagonista fossi io e gli altri semplici comparse. Anche mio fratello, erede esattamente come me, così diffidente, ai miei occhi, si allontanava dalla magia che io sentivo farsi realtà. Ricordo che sognai castelli e principesse in paesi esotici.

La mattina della domenica, mentre prendevo il caffè in cucina , mia madre se ne uscì dicendo che forse aveva individuato chi potesse essere Rosa Signoretti. Mi raccontò che il nonno, padre di mio padre, sposò la nonna che era già vedovo con due figli. Il figlio era morto con la mamma nell'incidente che lo aveva portato alla vedovanza, invece la figlia maggiore non aveva accettato il nuovo matrimonio ed era rimasta presso una zia. Proco dopo il matrimonio del padre era partita come missionaria laica in una missione gesuita. Mia madre non sapeva dove fosse questa missione, però era la prima notizia plausibile di questa vicenda.
Rosa Signoretti missionaria laica a Montevideo. Ci sta, ci sta molto bene. Niente figli e noi soli eredi. Ma eredi di cosa se questa faceva la missionaria ? Una capanna di paglia?
Da una parte era un indizio, dall'altra crollavano tutti i miei castelli e principesse esotiche. Ci vedevo più favelas e fango, povertà e stracci. 

Il lunedì mattina, armata di lettera dell'avvocato arrivai in ufficio sperando di poter trovare le prove dell'esistenza dello studio a Montevideo.
I primi ad arrivare in ufficio furono gli avvocati padri che si dimostrarono decisamente divertiti della faccenda e si misero subito alla ricerca di questo studio, presi dal gioco come adolescenti.
Dopo un'ora il più anziano, che ormai veniva in studio quasi solo per allenarsi a golf con il simulatore e scappare da una moglie ingombrante, arrivò trionfante. Lo studio, uno dei più noti di Montevideo, con sede in viale 18 de Julio, zona molto centrale, contava su un pull di 15 avvocati e tre decani, di cui uno era proprio il nostro caro Juan Pedro Cattores. Era uno studio civilista che si occupava di personalità, gente di spettacolo , politici.
E missionarie laiche a quanto pare.
Trovammo l'indirizzo email e l'avvocato scrisse personalmente al Cattores, chiedendo ulteriori informazioni riguardo alla lettera.
Non stavo nella pelle per poter conoscere come stessero davvero le cose ma di una cosa ero certa: ero pronta a partire anche subito. Ora c'era da convincere il parentame, e non mi sembrava una cosa così facile.
Era uno scherzetto che poteva costare minimo seicento massimo milleduecento euro, senza contare albergo e ristorante e sopratto sicurezza personale. Infatti Montevideo è una città molto importante dell'Uruguay a quanto potevo vedere su internet e senza delinquenza. Per due come mia madre e mio fratello sarebbe stata comunque dura accettare che una donna sola affrontasse tutti i pericoli che le loro menti potevano partorire. Edoardo sarebbe potuto venire, mia madre no perché ha paura di volare.
Mi aspettavano giorni combattenti, me lo sentivo. Ma non avrei mollato.

La sera a tavola, dissi a mia madre che aspettavo la risposta ma che ero comunque decisa a partire. Avevo viaggiato poco nella mia vita e sempre in Europa. Anche l'Erasmus lo avevo fatto vicino a Stoccolma e non potevo fammi sfuggire un'occasione simile.
Su internet mi ero studiata in lungo e largo l'Uruguay e mi piaceva l'idea di questa città piena di vita, storia e colori. Affascinata dal presidente Muijca, il mio idolo. Era già esotico così anche se avessi ereditato solo una spilla o un letto di paglia.

Arrivata in ufficio trovai subito la mail di Cattores che scriveva:

"Gentili Avvocati,
è un onore poter corrispondere con Voi.
Sarebbe buona cosa che gli eredi Signoretti venissero prima possibile ad un incontro presso il mio studio, qui a Montevideo, per prendere atto delle disposizioni testamentarie che li riguardano. Sempre secondo le disposizioni tutte le spese relative al viaggio sono a nostro carico e sarà nostra premura prenotare il volo quando ci comunicherete il calendario della partenza.
Sarà utile prevedere un tempo di permanenza qui in Uruguay di almeno 20 giorni per tutte le pratiche burocratiche.
Sarà utile portare tutte le carte che dimostrino l'identità e l'atto di nascita (indispensabile in Uruguay).
Nel caso non sia possibile la venuta di entrambi gli eredi, sarà indispensabile che colui che sarà assente, firmi una delega a favore dell'altro erede, limitatamente alla presa della visione testamentaria. Questa delega deve essere in due copie e mi deve essere consegnata di persona.

Resto in attesa di Vostre notizie.

Avv.J.P.Cattores"
Ero senza parole. Allora era vero davvero, accidenti. Anche il viaggio spesato, ma in che razza di situazione mi stavo trovando?
Telefonai subito a mio fratello, ma non mi rispose. Chiamai mia madre, idem. Dovevo parlare con qualcuno prima di scoppiare.
Massì dai, era venuto il momento. Chiamai Rosy che tanto non lavora e le raccontai tutto d'un fiato l'intera faccenda. 
Rosy è la più logorroica di noi tre e spesso la tacciamo a forza, ma questa volta fu lei spontaneamente a restare in silenzio, tanto che credevo fosse caduta la linea.
Dire che era rimasta scioccata non rende l'idea. In realtà non riusciva a fare altro che borbottare "incredibile, non ci posso credere, pazzesco, folle, meraviglioso".
Le dico che ho deciso di partire il lunedì prossimo sola o con mio fratello, perché non resisto a vivere con questa curiosità.

All'una finalmente mio fratello mi risponde, lo aggiorno e lo sento, questa volta, davvero stupito.
Decidiamo di vederci a cena da me così ne parliamo anche con la mamma. Non riuscivo a capire se fosse più contento o più spaventato. Ho sempre pensato che gl'ingegneri non siano ne carne ne pesce, mezzi bambini e mezzi uomini, sempre in bilico nel cadere nella parte opposta. Ora mio fratello mi sembrava un bimbo spaventato che voleva farsi vedere adulto e responsabile.

A cena l'aria era abbastanza elettrica. Io elettrizzata, mia madre atterrita, mio fratello elettrico.
Disse sin da subito che lui non poteva venire perché stava seguendo un progetto che era alle fasi finali e non gli sarebbe stato possibile assentar si per più di un paio di giorni.
Mia madre, aereo fobica da sempre continuava a ripetere che sarebbe venuta volentieri ma aveva davvero paura di sentirsi male. Entrambi mi guardavano come se l'unica loro alternativa fosse affidarsi a questa stupida ragazzina di dodici anni, io.
Ci volle ben poco per passare dalla conversazione pacata alla litigata dove io rivendicavo il mio diritto di essere adulta e loro ribadivano la loro convinzione che non lo fossi. Vecchia eterna storia. Essere sempre un po' precaria, non essermi sposata, avere l'aria perennemente sognante non mi aiutava a sostenere la mia tesi.
Alla fine liquidai la faccenda con un " tanto io parto lunedì" con relativo sbattimento della porta di camera mia.

La mattina seguente comunicai al l'avvocato Cattores il volo e aspettai la sua risposta.
Nel frattempo mi congratulai con me stessa per la lungimiranza di qualche anno prima che mi aveva fatto prendere, con i punti dell Coop, un set da viaggio completo: valigia grande, piccola, media, sacca e beautycase.
Ora era venuto il loro momento.

Poi organizzai il lavoro. Visto che Rosy era disoccupata me la portai in ufficio tre giorni e le insegnai il lavoro di segreteria in modo che potesse si sostituirmi e le feci conosce i bimbi da cui facevo la babysitter così da rimpiazzarmi anche li. Mi sentivo di colpo donna manager e decisi, per consacrare l'evento, di farmi tagliare i capelli come Miranda, Marlyn Streep, in "il diavolo veste Prada".
Ero pronta.




lunedì 27 gennaio 2014

Filosofia del Futuro nella Scelta 1

Filosofia del Futuro nella Scelta

Premessa

Immaginare il futuro, sopratutto in questo momento storico, dove tutto si avvita su se stesso è come chiamarsi fuori da un gorgo con la sola forza delle gambe.
Ma io ci provo .
Cosa vedo oggi come futuro nei prossimi 20/30 anni?
L'Europa ha da sempre svolto un ruolo centrale per tutta l'umanità precedendo i ritmi e le situazioni . Anche questa volta accadrà questo, senza smentite, anche se ora vogliono farci credere che l'America si è portata avanti. Non credeteci.
L'America in questo momento sa vivendo la coda del ritorno al passato ma durerà molto poco.
Passato questo momento euforico comincerà un avvitamento-svuotamento neanche troppo lento.
Rincorrere la crescita intesa come abbondanza crea dei vuoti incolmabili che nessuno più sarà in grado di riempire.

Saremo noi, obbligati dai pochi salari e dalla crisi galoppante che dovremo inventarci una crescita diversa.
La crescita dell'Essere Umano e non più della materia che peraltro è abbondante ovunque è per tutti.
Tra l'altro questo processo porterà inevitabilmente alla decadenza del capitalismo in quanto inutile.
Sarà un percorso obbligato,sarà mistico e doloroso, passeremo dall'abbondanza al necessario (specificherò poi molto bene cosa s'intenda per necessario)
Non obbligatoriamente sará una privazione a meno di non restare con la testa nel passato.

L'abbondanza

Noi siamo nati nell'abbondanza, figli e nipoti del mito della privazione.
Prima degli anni '50 c'erano tanti poveri e pochi ricchi.
I ricchi vivevano nell'esagerazione ed i poveri nella privazione.
Era sempre stato così, era sempre stato accettato per millenni.
Poi di colpo non lo fu più. Strana cosa vero?
In 50 anni tutto viene rivoluzionato dalla scuola al sociale ai salari e ora questo ci appare come normale e non accettiamo di tornare indietro.
In effetti sarebbe assurdo "tornare indietro" su modelli che sappiamo perdenti ed è per questo che la decrescita felice non ha alcun senso.
Ma ha senso lavorare sul concetto di economia.
Vogliamo continuare nell'abbondanza a tutti i costi, esagerare nell'avere con l'illusione di poter scegliere, cosa che non è.
L'abbondanza ci ha travolto e siamo disposti a tutto pur di continuare ad avere, accumulare, collezionare. Esasperati. Sommersi.
Vogliamo parlare dei nostri armadi? Delle scarpe? Dello shopping ormai diventato sinonimo di passeggiata?

In effetti anche in natura c'è l'abbondanza ma, a differenza degli umani, resta a disposizione di tutti.
Questo crea opportunità per tutti e non crea accumulo per nessuno.
Per l'abbondanza accomunata crea morte se non usata, crea peso, crea problemi.
Partiamo da qui: l'abbondanza crea molti problemi.
Vi lascio il tempo per pensarci.

Poi andremo avanti.

martedì 28 maggio 2013

1a) La Fila

C'era un santo che viveva in un eremo su una montagna.

Benchè isolato, non era proprio un eremo, perchè insieme a lui abitavano alcuni monaci.
Anche prima che tutto il mondo cominciasse a cercarlo, raramente il santo era solo.

Quando si seppe della sua esistenza la gente prese a recarsi da lui nei mesi estivi, quando l'eremo era accessibile; dapprima poche persone, poi sempre di più finchè vi fu una lunga fila indiana che s'inerpicava per il sentiero della montagna: decine, centinaia e poi migliaia di persone, alcune delle quali all'arrivo della neve erano costrette a tornare indietro senza aver raggiunto la porta.

Non vi erano locande ed i pellegrini dovevano essere preparati a dormire all'addiaccio, ma non era troppo disagevole perchè il clima era mite e secco.
Il panorama era stupendo e lungo il sentiero crescevano fiori selvatici.
Di notte splendevano le stelle.
Comunque bisognava essere abbastanza forti per trasportare l'attrezzatura da campeggio e il cibo, quindi chi era debole non tentava di andare dal santo che, in ogni caso, non era un guaritore.

Durante le poche ore al giorno in cui il monaco riceveva la fila avanzava adagio, ma continuamente. Anzi, chi si trovava tra i primi e poteva vedere, restava stupefatto da quante persone egli riuscisse a ricevere pur facendole entrare una alla volta.

Ogni tanto i pellegrini dovevano spostarsi per lasciar passare uno dei compagni del santo che, di ritorno dalla città dieci miglia più a valle, saliva rapido e agile per il sentiero portando le provviste.

Uomini o donne, questi monaci erano facilmente riconoscibili dalla veste color del grano.

I pellegrini in fila non vedevano ai quelli che se ne andavano; questi uscivano dalla porta posteriore e scendevano dalla montagna per un sentiero diverso, perchè quello che saliva, chiamato Sentiero dell'Eremo, era troppo stretto per essere a doppio senso.

(continua)


giovedì 21 febbraio 2013

Siamo gl'ILLOGICI, ricordiamolo



Rieccoci qui, carissimi....volevo strarmene zitta zitta aspettando quatta quatta che il non evidente si manifestasse in tutta la sua forza, ma le vostre sollecitazioni continue mi hanno fatto decidere di fare il punto della situazione.

L'Europa si trova ora a dover esercitare senza poter più procrastinare, la sua funzione di "punto della croce".

Come molti di voi che mi seguono da tanti anni sanno, è noto come le forze yin/yang della terra, abbiano nell'Europa la loro linea di centro che deve mantenere l'equilibrio.

Lo Yang (tutte le Americhe) preme per uno status quo, lo Yin (l'Oriente) preme per il predominio.

Di fatto, entrambi stanno, cosa davvero molto unica nella storia del mondo, andando nella stessa direzione di forza, una forza maschile a tutto tondo ed in questo modo possiamo dire che le Americhe hanno abiurato alla loro funzione e quindi risultano il lato più debole.
Agire una forza non tua ti fa avere molta paura.
La Cina e l'India stanno prendendo il sopravvento in tutto.

Noi come Italia facciamo, ancora una volta l'ago della bilancia. 
Il fatto che la Chiesa Cattolica sia a Roma non è un caso.
Il fatto che il Papa si sia dimesso, non è un caso.
Il fatto che tutto il Mondo stia guardando le nostre elezioni con eccessiva apprensione, la dice molto lunga sulla nostra funzione ed importanza.

Ora, guardiamo bene tutta la responsabilità che ci portiamo sulle spalle, perchè saremo noi che faremo la differenza di ciò che accadrà nel Mondo nei prossimi mesi e anni.

A pensarci mi si accappona la pelle......se attivo la logica. DISPERAZIONE

Allora usiamo altre parti, guardiamo dall'alto, attiviamo il sentire.

In questo Mondo di logica, noi italiani siamo gl'Illogici per definizione.

Di fronte a sciacquetti visti e rivisti (Bersani, Ingroia, Giannetti vari, Meloni, Monti, ecc)...sembra proprio (notizie ovunque di oggi) che il match sarà Grillo vs Berlusca.

Stupirci? Non credo. Siamo gl'Illogici, ricordiamolo.

Ormai alle strette con i tempi che si avvicinano (mancano 3 giorni) si delineano i giochi e si vede chiaro che l'Itagliano Vero  la democrazia se la fa da sè nelle piazze (anche televisive) e crede molto di più ad attori ed imbonitori che a presunti esperti.

In effetti se la logica ci ha portati fino a questo punto, fuoco alla fantasia e che la pancia ed il cuore ci assistano....ne vedremo delle bellissime!

Osiamo, incrociamo le dita, tiriamo fuori tutti gli amuleti che abbiano nascosto nei cassetti e ricominciamo a creare il mondo: ha bisogno di noi ;-)

elisa





martedì 13 dicembre 2011

sì, non ho paura


Nulla di meglio della nuova canzone della Mannoia, per cominciare questa chiaccherata sulla follia in cui crediamo di essere caduti...


Sì, io non ho paura.
Profeta da una vita, nell'amore che mi scorre dentro, ho avuto 4 anni di blackout e non sentivo più nulla, non sapevo più nulla. Il mio corpo, da sempre mia grande antenna era muto e non mi diceva più cosa sarebbe successo della vita, non solo della mia, ma della vita in generale.


Ottusa. Non avevo paura ma ero ottusa.


E quindi studiavo, m'informavo, cercavo di capire, mi ammazzavo di lavoro. Poi ho rinunciato a capire. Mi sono detta che non era alla mia portata e che potevo solo registrare le informazioni.


Fino a ieri, anzi fino a domenica. Poi il quadro si è dipinto davanti ai miei occhi e ora so, con certezza, come andrà.


Reggetevi forte, non sarà un discorsetto facile, non ci crederete, mi taccerete di stupidità, menopausata, follia, direte che sono fascista, o comunista, o razzista, o tutto quello che di "isto" può esserci. Non importa: mio compito è dirvelo e poi fatene ciò che volete.


Dunque, siamo nella 1° fase di un progetto che durerà parecchio, non so quanto, 1000 anni?500?100? non lo so, posso solo vedere l'accelerazione attuale e basarmi su quella, il resto non mi è dato.


Il progetto, non umano, ma naturale, è molto semplice. Ordine e armonia "naturale" anche per gli umani affinchè possano integrarsi e far parte della natura.


Per poter arrivare a questo dovremo passare attraverso degli stadi molto dolorosi perchè distruggeranno ciò che non ci fa essere armonici con il resto di ciò che vive.


Ne riparleremo domani ed analizzeremo le fasi ipotetiche una per una....intanto digeritevi questo:


L'intero processo porterà l'umano a far parte della natura vivente


1° fase: le illusioni ed i sogni saranno ABOLITI


:-)

martedì 8 novembre 2011

BCE - Alfano -TUTTI GLI UOMINI - GOLDMAN SACHS - Federal Reserve


BCE - Alfano -TUTTI GLI UOMINI - GOLDMAN SACHS - Federal Reserve - Bildenberg


Dirigenti della Goldman Sachs passati alla funzione pubblica [modifica]


Link a Joseph Cassano per capire perchè paghiamo noi, e poi molto altro..informatevi, accidenti! Siamo accerchiati direi, no? La capite la dinamica? Noi siamo una base economica da risucchiare verso l'alto (loro).

elisa