Welcome mon amis...

This is un luogo beaucoup agreable, where we possiamo insieme nous-rendez-vous per mille cose different...welcome qui

domenica 28 novembre 2010

mito di Parsifal - 7 - il mentore e la Madre


Diceva Jung “il mentore, chiunque esso sia, distruggerà se stesso e il suo lavoro, se non saprà suicidarsi a se stesso ed al suo allievo, nel giusto momento di farlo”.
E cominceremo a toccare il materno ed i suoi sensi..di tutti i generi…
Andiamo a vedere..

Gournamond

Parsifal scopre allora Gournamond, un mentore, un padri­no.
Per un ragazzo sul punto di diventare uomo un padrino è una vera grazia. Il padre è probabilmente ormai stanco, oppure la comunicazione si è fatta labile quando il ragazzo si è affacciato all'adolescenza, momento in cui, ancora ben lungi dall'essere indipendente, è tuttavia anche troppo or­goglioso per rivolgersi al padre sulle questioni intime. Sono rare, ai nostri giorni, le famiglie in cui l'intimità tra padre e figlio adolescente permane. E il momento in cui il ragazzo ha bisogno di un padrino, di un uomo che continui ad edu­carlo dopo che il padre ha perso il contatto con lui.
Gour­namond è il padrino archetipico e dedica un anno all'edu­cazione di Parsifal alla cavalleria. (riflettiamo su CHI e sul COME sono stati i nostri padrini e madrine)
Gournamond dà a Parsifal dei consigli vitali per entrare nello stato di uomo: non dovrà mai sedurre o farsi sedurre da una fanciulla e dovrà cercare il castello del Graal con tutte le sue forze. (per una donna vale lo stesso discorso? Perché ora le ragazze si comportano seguendo questo consiglio? Perché il graal deve sempre essere messo al primo posto? Perché io, elisa, l’ho sempre messo al primo posto?)
Che valore avrebbe la cavalleria, se non fosse per questo nobile scopo?
Nello specifico, Parsifal dovrà porre una certa domanda («Chi serve il Graal?») quando avrà raggiunto il castello.(servire il Graal…zooommmm…servire il..non essere serviti dal…)
 Entrambe le istruzioni di Gournamond meritano una riflessione e troveranno pre­sto il loro posto nella nostra narrazione.
(Guardiamo bene il comportamento che dovrebbe avere un maestro: dà istruzioni, chiare precise. Non è una mamma che accompagna, né un oracolo da mettere sull’altarino. E’ un tecnico. A domanda risponde. Punto. E tutti i guru/psicotutto/opinionisti/medici/olismo vario ed eventuale sono maestri? NO!! Sono persone che vogliono il potere su di noi, esattamente come qualunque politico o padrone. Pensateci e distaccattavene IMMEDIATAMENTE)
Dopo che ha ricevuto queste istruzioni, Parsifal si ricorda improvvisamente della madre e parte alla sua ricerca. Forse siamo in grado di reggere soltanto una certa quantità di ma­scolinità, dopo di che sentiamo il bisogno di rimetterci in contatto con l'energia femminile materna.(zoommmmmmmm)
Così, il giovane parte alla ricerca della madre e scopre che, poco dopo la sua partenza, lei è morta di crepacuore. Ricorderete che il suo nome significava 'Tristezza del Cuo­re', una qualità che fa parte della maternità. (la gestione del dolore materno è in strettissima correlazione con Psiche. Non saperla elaborare e morirne, indica un malsano attaccamento, un possesso - eccola qui Afrodite che si rifà viva..mai domata! - . La madre del singolo, potrà superare ogni dolore, solo quando diventerà una Madre Universale…pensateci..lo rivedremo dall’altra parte)
 Naturalmente, Parsifal si sente profondamente in colpa per la morte della madre, ma anche questo fa parte del suo sviluppo maschile.
(qui la Grande Colpa del maschile, a tutt’oggi presente in tutti noi, uomini e donne…warning!)
Non c'è figlio che possa acquisire lo statuto di adulto senza essere stato, in qualche modo, infedele alla madre. Se le rimane accanto, per confortarla e consolarla, non uscirà mai dal complesso materno. Spesso la madre fa di tutto per trattenere il figlio accanto a sé. Uno dei modi più sot­tili consiste nell'incoraggiarlo a esserle fedele, ma se lui le cede, lei si ritroverà accanto un figlio gravemente ferito nella sua mascolinità. Il figlio deve andarsene e lasciare la madre, anche se questo può apparire come meschina in­fedeltà, e la madre deve sopportare questo dolore. In segui­to, come Parsifal, il figlio può tornare dalla madre e trovare con lei un nuovo modo di relazione, a un altro livello; ma questo può accadere soltanto dopo che lui avrà conquistato la propria indipendenza e trasferito il suo affetto su un'altra donna, vuoi all'interno, sulla propria parte femminile, vuoi all'esterno, su una donna reale della sua generazione. Nel mito, quando Parsifal parte, la madre muore: forse ci trovia­mo in presenza di quel tipo di donna che riesce a esistere solo in quanto madre e che muore quando questo ruolo le viene tolto perché non riesce a essere una donna indivi­duale ma soltanto una 'madre'.

Mi fermo qui. Credo che in ognuno di noi, questo piccolissimo passaggio, abbia fiumi ed oceani di tutto da far uscire….in buona parte molto dolorosi.
Come ogni mentore vi dò istruzioni:
- non abbiate paura a far uscire ciò che è rimasto strozzato e rinchiuso per anni
- mettetevelo davanti e guardatelo con gli occhi di ORA e non di ALLORA, vedendolo in modo oggettivo
- poi prendetelo nel cavo della vostra mano e soffiateci sopra, sorridendo
Qui ora scende molta neve sui limoni…la giornata giusta per portare a candore il nostro cuore e farlo diventare Quore..buon lavoro ragazzi...con tutto il mio Quore...

giovedì 25 novembre 2010

mito di Psiche - 6


Qui ci troviamo in un mondo apparentemente molto semplice e scontato. Le mie note saranno pochissime, ma questo non significa che questo passaggio non sia cruciale, proprio perché sicuramente ognuno di noi ci è passato attraverso, e molti, se non quasi tutti, ci sono rimasti incastrati. 
Uomini e donne e nei ruoli esatti ed anche capovolti. A turno, o in contemporanea. Eros+Psiche….

In ogni caso, la Psiche del mito trova che il paradiso in cui vive è magnifico. Possiede tutto quello che si potrebbe de­siderare. Il suo dio-marito, Eros, sta con lei ogni notte.
Lui le impone solamente una restrizione: le fa promettere che lei non lo guarderà e non si informerà su nulla di ciò che lui fa. Lei può avere tutto quello che vuole, può vivere nel suo paradiso, ma non deve chiedere di conoscere lui. (Le donne conoscono gli uomini?Le donne e gli uomini attuali, quante volte si comportano così? )
Psiche si dichiara d'accordo. Vuole essere sua moglie e fare tutto ciò che lui desidera.
Quasi tutti gli uomini vogliono qualche cosa di simile dalla moglie: lei non deve chiedere la coscienza; lei deve fare le cose come vuole lui.
Lui vuole il vecchio matrimo­nio patriarcale, dove l'uomo decide tutte le questioni im­portanti, la donna dice di sì e non ci sono problemi. Ogni uomo ha in sé la speranza che andrà in questo modo e per un po' di tempo c'è la possibilità che il matrimonio proceda proprio così.
(Cosa leggete in questo “vecchio” schema? …zoomm……ri-zoommm…..iper-zoomm)
Per una qualche ragione, la Psiche che c'è in ogni donna (e uomo) deve attraversare, almeno brevemente, una fase in cui lei si sottomette totalmente a un uomo (donna). (E agli uomini non succede? Guardatevi questo film “La governante”)

E’ un livello archetipico che non può essere evitato. (per entrambi)
Forse si tratta dell'eco di una qualche pratica patriarcale primitiva nella quale lei si as­soggetta a lui. Ci sono residui del mondo patriarcale nelle nostre usanze, come per esempio nell'assunzione, da parte della donna, del cognome del marito. Psiche attraversa una simile esperienza patriarcale. Eros insiste perché lei non chieda nulla, lei si dichiara d'accordo ed entrambi vi­vono contenti in paradiso.
Ogni Eros immaturo è un creatore di paradisi. È adole­scenziale stare con una ragazza e prometterle che sarà feli­ce per sempre. Questo è Eros in fase reticente: vuole il pro­prio paradiso ma nessuna responsabilità, nessun rapporto cosciente.
In ogni uomo/donna c'è un po' di questo. La richiesta femminile di sviluppo (e, nei miti, la maggior parte dello sviluppo proviene dall'elemento femminile, sia esso archetipodonna o animale) terrorizza l'uomo.
(ora da dove viene la richiesta in questo mondo di adolescenti globali?Viene?)
Tutto quello che lui vorrebbe è semplicemente stare in paradiso. Ma tutti i paradisi sono sospetti: semplicemente, non funzionano bene. Sono l'in­fantilismo o lo stato adolescenziale di Eros (Eros è un puro Puer aetemus) a porre una richiesta simile.
Ascoltate gli amanti in innamoramento che costruiscono un paradiso; è così divertente e così bello! Qualcuno, sentendoli, potrebbe di­re: «Guardate che non andrà così». Ma loro non ascolte­rebbero; loro sono in paradiso.
C'è nell'inconscio dell'uomo un qualche cosa che deside­ra accordarsi con la moglie sul fatto che lei non gli porrà domande. L'atteggiamento dell'uomo è che il matrimonio esiste perché lui possa tornare a casa e tuttavia non deve costituire un ingombro; lui vuole essere libero di dimenti­carlo quando decide di concentrarsi su qualche cosa d'al­tro. Il matrimonio rappresenta un impegno totale per la donna; per l'uomo non è così. Ricordo una donna che mi disse di aver pianto per giorni quando aveva scoperto che il suo matrimonio era un puro dettaglio nell'esistenza del marito mentre per lei rappresentava tutta la vita. Ave­va scoperto Eros, il creatore di paradisi, nella natura del marito.

Pensateci bene: questa dissociazione è ora in NOI…siamo in innamoramento ma NON in Amore….verso noi stessi per primi. Prendere coscienza dell realtà, non è come uccidere il Cavaliere Rosso ed accettare di crescere ed essere noi artefici del reale paradiso?

domenica 21 novembre 2010

mito di Parsifal - 6 - Il Cavaliere Rosso!

Oggi 21 novembre 2010 è domenica, siamo in luna piena di questo anno così particolare.
Prendetevi il tempo necessario per elaborare questo pezzo.
Qui siamo davanti al Guerriero della Luce che è in noi. In OGNUNO di NOI.
Vale la pena di dedicargli tutto il nostro tempo e la nostra attenzione.

Il Cavaliere Rosso

Come ricordate, Parsifal lascia la tenda.
A ciascuna persona che incontra, Parsifal chiede in che modo si diventi cavalieri.
(Ricordate quando eravate adolescenti, guardare tutti, cercando non-sapevate-neanche-voi-cosa? E’ in questo momento che gli adolescenti seguono “capi” magari inadeguati, formano bande…)
Gli viene suggerito di recarsi alla corte di Re Artù, dove, se sarà forte e coraggioso, verrà nominato cavaliere dallo stesso Re.
Il ragazzo giunge alla corte, dove viene deriso per la sua ingenuità, (riti d’iniziazione, il “nonnismo” che c’è in ogni contesto sociale), per i suoi abiti filati in casa e per l’avventatezza con la quale chiede di essere nominato cavaliere (in questo momento storico, questo avviene MAGGIORMENTE nei gruppi di ragazzine).
Gli viene detto che quella del cavaliere è una vita ardua e che la nomina a cavaliere è un onore a cui si accede solo dopo aver dimostrato molto valore e dopo molto nobile lavoro. Parsifal però continua a chiedere di essere nominato cavaliere, fino a che non viene portato ala presenza di Re Artù. (questo è un passo importante: la conoscenza non ha basi nel “sentito dire”, bensì si reca alla “fonte”).
Artù, che è un uomo gentile, non si prende gioco di Parsifal, ma gli dice che ha ancora molto da imparare e che deve impratichirsi in tutte le arti cavalleresche della battaglia e della cortesia, prima di poter essere fatto cavaliere. (Kung Fu Panda in streaming , clikkate e guardatevelo…è sublime)
Ora, alla corte di Re Artù c’è una fanciulla che non ride né sorride da 6 anni. C’è una leggenda a corte che vuole che, quando il cavaliere migliore comparirà, la fanciulla che non ha sorriso per 6 anni, scoppierà in una risata,
Nel momento in cui questa fanciulla scorge Parsifal, scoppia in una risata di gioia. La corte rimane fortemente colpita da questo episodio: sembra che il cavaliere migliore del mondo sia arrivato.
Compare questo giovanotto ingenuo, questo ragazzo vestito di tela filata in casa, assolutamente privo di disciplina, ed ecco che la fanciulla si mette a ridere. Straordinario!
Fino a quando l’aspetto Parsifal della natura maschile non compare, c’è nell’uomo una parte femminile che non ha mai sorriso, che è incapace di essere felice e che scoppia in una risata di gioia quando Parsifal si mostra. Se un uomo (anche donna) riesce a risvegliare il Parsifal che c’è il lui, un’altra parte di lui si fa immediatamente felice. Quando la corte vede il riso della fanciulla dolente, tratta Parsifal con maggior serietà e Re Artù lo nomina Cavaliere all’istante. (Siete stati mai nominati Cavalieri? Cos’è in questo momento essere nominati Cavalieri).
Ho fatto di recente un’esperienza di questo genere. Venne nel mio studio un uomo in lacrime, perso nell’oscurità della vita, con il quale era difficile parlare poiché non vedeva altro che le cose che lo spaventavano. Così, gli raccontai vecchie fiabe e lo indussi a partecipare alle storie. 
Cercai il Parsifal in lui (e io cosa sto facendo con voi?????), e ne scoprii le qualità fanciullesche. Presto l’uomo cominciò a ridere e la fanciulla che c’era in lui e che non aveva conosciuto la gioia, fece irruzione. A quel punto, egli aveva energia e coraggio (forza del cuore) da immettere nella una vita priva di gioia. Il risveglio di Parsifal nell’uomo (donna) costella l’energia e gli consente di tornare a funzionare.
Parsifal ritorna da Artù e dice “ho una richiesta: voglio il cavallo e l’armatura del Cavaliere Rosso”.
Tutti ridono fragorosamente perché, alla corte di Re Artù, non c’è mai stato cavaliere abbastanza forte da affrontare il Cavaliere Rosso.
(quando avevo 5 anni, andai con mio padre alla pinacoteca di Brera, e davanti al dipinto della Madonna dell’Uovo di Pier della Francesca, lui mi disse “guarda, è un capolavoro, tu non riuscirai mai a fare un capolavoro così. Quindi ammiralo”, io rivolsi lo sguardo verso l’alto, guardai mio padre negli occhi e gli dissi “parla per te!”)
Anche Artù ride e dice “hai il mio permesso. Puoi avere l’armatura ed il Cavallo del Cavaliere Rosso….se riesci a prenderli”.( Chi ci HA dato il permesso? Chi invece NON ce lo ha dato?)
Mentre Parsifal lascia la corte di Artù, incontra, sulla porta, il Cavaliere Rosso. Questo essere meraviglioso e tanto forte da fare ciò che vuole senza alcun timore perché nessuno, a corte, è in grado di opporglisi.  Si è impadronito della coppa d’argento, il Calice, e nessuno è stato abbastanza forte da fermarlo come estremo insulto ha versato un bricco di vino (ecco Afrodite!)sul viso della Regina Ginevra. Parsifal è abbagliato dal Cavaliere Rosso, dalla sua tunica scarlatta, dalla guadaluppa del suo cavallo e da tutti gli ornamenti della cavalleria. .(da cosa siamo abbagliati oggi? Perché Berlusconi e simili hanno potuto arrivare fino a questo punto?)
Blocca il Cavaliere Rosso e gli chiede l’armatura. Il Cavaliere Rosso è divertito dal giovane folle che gli sta davanti e, ridendo fragorosamente, risponde “certo, se riesci a prenderla!”.
I due si fronteggiano, come i cavalieri devono fare, e lottano brevemente, fino a che Parsifal viene ignominiosamente scaraventato a terra. Mentre giace al suolo lancia il suo pugnale al Cavaliere Rosso e lo colpisce ad un occhio, uccidendolo. Questa è l’unica uccisione che Parsifal compie, un’uccisione che rappresenta una parte molto importante nello sviluppo di un giovane uomo. (e donna. E Psiche cosa fa ?)
Esther Harding, nel suo libro Psychic Energy (L'energia psichica), discute a lungo l'evoluzione dell'energia psichica dallo stadio dell'istinto allo stadio dell'energia controllata dall'Io.
Nel momento in cui Parsifal uccide il Cavaliere Rosso, egli sottrae una grande quantità di energia al Cavaliere Rosso, cioè all'istinto, e la colloca su di sé, cioè sull'Io. (consapevolezza)
 Si può dire che questo è il momento in cui egli abbandona l'adolescenza e diventa uomo.
Un ulteriore salto evolutivo sarà necessario nel momento in cui questa quantità di energia dovrà essere spostata dall'Io al Sé, vale a dire a quel centro di gravita che è più grande di qualsiasi vita personale.(la consapevolezza diventa COSCIENZA)
Ma questo evento, nel mito e nella nostra vita, viene molto più tardi.
Parsifal, nel corso della sua carriera, sconfiggerà molti cavalieri, ma non ne ucciderà più nessuno.
Da ogni cavaliere che egli sottomette si fa promettere che si recherà alla corte di Artù e si porrà al servizio di quel nobile Re.
Questo è il processo culturale che opera nell'uomo (donna) a metà della vita, quando conquista un centro di energia dopo l'altro e li pone sotto il controllo del Nobile Re: si tratta del vero processo di nobilitazione nella vita dell'uomo e costituisce il sommo bene di questa parte mediana della sua carriera.
  Sull'uccisione del Cavaliere Rosso non vengono date spiegazioni. C'è da riflettere su ciò che sarebbe accaduto alla      nostra cultura occidentale se il Cavaliere Rosso fosse stato invitato a servire Rè Artù invece che essere ucciso. (Warning!!!!! Sta accadendo ORA!)
Il pensiero indiano ci fornisce un'indicazione alternativa sul modo di gestire l'energia del Cavaliere Rosso che c'è in noi. Esso prescrive di ridurre il dualismo tra Bene e Male nella propria vita (e quindi di ridurre il potere del Cavaliere Rosso) invece di uccidere quella qualità energetica e reincorporarla nell'Io. (new age e simili: affrontano Afrodite ma poi ci cascano dentro inesorabilmente. Le meditazioni, musichine, e rebithing, ecc..ecc..sono solo l'espressione di un utero pieno di liquido amniotico privato dell'individualità. Il Cavaliere Rosso non è sconfitto e superato. Giace inerte nella sua inutilità. Vinto da Afrodite.)
Ma il nostro modo occidentale è quello di imboccare la strada dell'eroismo e di vincere (uccidendo o conquistando) e ottenere la vittoria a questa guisa.(entrare in Psiche: attuare la trasformazione= fare la grappa)
Nella vita di un giovane uomo, la vittoria sul Cavaliere Rosso può avere luogo all'interno o all'esterno.
I due modi sono ugualmente efficaci. Se il giovane deve seguire la via estrema, come la maggior parte fa, dovrà superare alcuni grandi ostacoli. Molte vittorie sul Cavaliere Rosso avvengono in gara, sul terreno di gioco o in una qualche prova di destrezza o resistenza.
Una delle dimensioni più amare della vita sta nel fatto che una vittoria implica sempre che qualcun altro perda.
(in questa società, dove il buonismo cattolico imperversa, questa situazione si è appiattita, per poter dare potere a un Cavaliere Rosso fuori da noi)
Forse sta in questo l'uccisione del Cavaliere Rosso: la vittoria sembra più dolce in presenza di un altro che perde. E’un atteggiamento che può essere intrinseco alla mascolinità oppure può rappresentare una fase evolutiva che un giorno sarà superata. Al momento presente, soggiogare il Cavaliere Rosso è un'azione feroce e cruenta. ( e le donne ne hanno preso possesso)
E anche possibile sottomettere il Cavaliere Rosso interiormente: un giovane può conquistare dentro di sé una
quantità di energia grossolana o primitiva; può superare una frode evidente o sottile dentro di sé. La via inferiore
è ugualmente efficace nell'operare la transizione da ragazzo a uomo e costituisce la lingua madre degli introversi della nostra società.(importante!)
Se la lotta con il Cavaliere Rosso finisce male (che essa avvenga all'esterno o all'interno), quella quantità di energia diventerà violenta nella personalità ed emergerà caratterizzando il giovane come uno spaccone, un vandalo o un arrabbiato oppure, nella forma opposta, come un uomo incerto, abbattuto e sconfìtto. (che ne dite?)
Il Cavaliere Rosso rappresenta l'Ombra del maschile; la forza negativa, potenzialmente distruttiva.
Per diventare veramente Uomini (e Donne), bisogna lottare con l'Ombra senza tuttavia rimuoverla.
Il ragazzo non deve rimuovere la propria aggressività poiché ha bisogno della forza maschile della sua Ombra, del suo Cavaliere Rosso, per farsi strada nel mondo adulto.(cari papà e mamme, guardate i vostri figli!)
Parsifal ora possiede l'armatura e il cavallo del Cavaliere Rosso, poiché a quei tempi conquistare significava possede-
Re (e ora? Non è lo stesso? Dove stanno gl’Ipermercati che sorgono come funghi ovunque?): questo per dire che l'energia del Cavaliere Rosso si trova adesso sotto il controllo di Parsifal ed egli può usarla.
Il giovane cerca di indossare la meravigliosa armatura del Cavaliere Rosso ma non ha mai visto una cosa tanto com-
plicata quanto una fìbbia e non riesce a venirne a capo.
Uno degli scudieri di Artù, che era uscito di corte per assistere al combattimento, aiuta Parsifal a risolvere gli enigmi
delle fibbie e degli aggeggi complicati della cavalleria. Questo scudiere incita Parsifal a levarsi l'orribile abito filato in
casa che indossa, poiché esso non si confà a un cavaliere, ma Parsifal rifiuta e si tiene il vestito che la madre gli ha
dato.
Questo atteggiamento avrà gravi ripercussioni più avanti nella storia e ci vorrà tutto il nostro potere di com-prensione per vedere che cosa implica questo attaccamento all'abito della madre. Parsifal indossa l'armatura sopra il vestito filato in casa, sprona il cavallo e se ne va. Qual è il ragazzo che non sovrappone il proprio stato di cavaliere,  appena scoperto, al complesso materno?
Il materiale rigido dell'armatura funziona molto male quando si limita a coprire un uomo afflitto da un complesso materno. ( e qui godetevi Tangui…)
E rimane un altro mistero: è vero che Parsifal riesce a far partire il cavallo, ma nessuno gli ha mai insegnato come fermarlo. Il giovane cavalca per tutto il giorno finché entrambi, cavaliere e cavallo, si fermano esausti.
Forse ricorderete un qualche progetto della prima giovinezza cui avete dato inizio con facilità ma la cui conclusione vi sfuggiva...

E ora..non potrete mai più dire che non ho pensato a voi ed alla vostra piovosa domenica…buon divertimento con il Cavaliere Rosso ragazzi..io lo ADORO!

sabato 20 novembre 2010

mito di Psiche - 5 - Eros s'innamora


Il matrimonio con la Morte

Eros parte per eseguire l'ordine della madre ma, non appena lancia un'occhiata a Psiche, si punge incidentalmente un dito con una delle proprie frecce e s'innamora di lei. 
Decide immediatamente di prendersi Psiche in sposa e chiede al suo amico, il Vento dell'Ovest, di sollevarla dolcemente dalla cima del monte e trasportarla nella Valle del Paradiso. 
Il Vento dell'Ovest lo fa e Psiche, che si aspettava il peggio, si trova invece in un paradiso terrestre.
Psiche non pone ad Eros alcuna domanda. (Psiche non chiede - Parsifal parte proprio per cercare la domanda. Questi nostri due aspetti, sempre presenti in noi, si scontrano il più delle volte. Non chiediamoci cos'è giusto, ma chiediamoci invece quando è necessario usare l'uno o l'altro)
Immaginate di atterrare in un salone di alabastro con  servitori, musica, cibo eccellente, spettacoli e bellezza per tutto il giorno!
E’ naturale che lei non chieda nulla.
(Ha evitato di affrontare la Morte: per il momento non vuole e non necessita di una più ampia coscienza.)
A volte si sente che lo sviluppo basta per quel momento e non si vuole nulla di più.
L’esperienza di Psiche sulla montagna della morte è una strana cosa. Ci possono essere donne e uomini di 50 anni che non sono mai stati sulla montagna della morte, benché possano essere già nonni. Ormai nella mezza età conservano in sé la rugiada.
(per questo ho smesso di fare seminari e tenere stage e scrivere libri….ho capito a 49 anni, che non si può essere incatenati alla montagna della Morte “per finta”.. o ci si è portati a forza o non funziona..e molte volte non funziona neanche così)
Ci possono essere invece ragazze e ragazzi che già a 16 anni sanno tutto dell’esperienza, che l’hanno vissuta e ne sono sopravvissuti e portano negli occhi una saggezza terrificante.
Queste cose non accadono “automaticamente” ad una certa età.
Conosco una ragazza che a 16 era rimasta incinta. Partorì un bambino lontano da casa, per non dare clamore e il piccolo fu dato in adozione. Lei non lo vide mai. Diversi anni dopo si sposò e se qualcuno poteva essere chiamato vergine, questo era lei. Psicologicamente non era stata minimamente toccata, anche se aveva avuto un figlio.

Così, la Psiche che c’è in ogni donna e uomo pone fine alla propria ingenuità in momenti della vita che possono essere molto diversi, non succede soltanto al momento del matrimonio e dei matrimoni quotidiani. Può non succedere mai, può succedere già alla nascita.
(Una volta il matrimonio rappresentava un processo diverso, tra uomo e donna: per l’uomo tutti i matrimoni - con una donna o con una situazione – erano un’affermazione nel sociale e un rafforzamento del suo mondo. Ora invece questa situazione è anche femminile, come è anche maschile essere incatenati sulla montagna della morte. Che sta succedendo? Possiamo e vogliamo tornare indietro, attivando Afrodite?..non si può e non si deve. Psiche deve essere uccisa ogni volta per crescere ed essere di nuovo Psiche, e non è più nel rapporto uomo-donna e nei suoi ruoli che avviene. Ora avviene in qualunque rapporto e qualunque situazione, per tutti uguale.
Assistiamo a questo fenomeno e restiamo scossi e inebetiti. Le donne non vogliono più farlo e partono nel viaggio di Parsifal – guardate le ragazzine di oggi: non sembrano tanti cavalieri armati che viaggiano in gruppo a compiere imprese? E gli uomini? Che fanno gli uomini? C’è chi resta nel grembo materno a vita e chi invece si chiude nel suo castello di alabastro e crea. Pensiamoci).

venerdì 19 novembre 2010

mito di Parsifal - 5



Il Viaggio di Parsifal

Parsifal parte felice alla ricerca dei cinque cavalieri e comincia così la sua carriera di Uomo.(Donna?)
A ogni persona che incontra Parsifal chiede dove sono i 5 cavalieri.
Lo sguardo di un adolescente alla ricerca dei suoi 5 cavalieri riflette la domanda “dov’è?”, senza che l’oggetto della ricerca sia esattamente definito.
La prima percezione di senso e valore che un giovane ha, è legata ad una qualità pentagonale della vita, ed egli, per gran parte della sua esistenza adulta, cercherà esperienze che incarnino questa qualità.
Il numero 5 implica il compimento della vita e rappresenta la radice a partire dalla quale formiamo il nostro mondo: la QUINTESSENZA.
(quintessenza [quin-tes-sèn-za] s.f.
1 Secondo Aristotele, e poi nell'astronomia antica, l'etere, cioè il quinto elemento dopo acqua, aria, terra e fuoco
2 Essenza ottenuta dopo cinque distillazioni di una sostanza: estrarre la q. da un corpo
3 fig. Caratteristica essenziale di qlcs.: individuare la q. della lirica leopardiana; grado massimo, perfetto della manifestazione di qlcs.: essere la q. della generosità)
Vogliamo tornare a parlare di Grappa???.. beh, l’energia è Una e UNA soltato..quindi accettatelo.

Il 5 indica il compimento.
Il 5 è ovunque ma in modo elusivo, e quindi anche in nessun luogo. (4 compiuto + 1 in compimento)
Sembra crudele far balenare per un attimo agli occhi di un ragazzo di 16 anni (ora 12) la visione del compimento e quindi metterlo sulla via della ricerca dell’incarnazione di questa qualità, ma questa è la motivazione di ogni vera vita spirituale.
Lungo il suo cammino, Parsifal trova una tenda. Non ne ha mai viste prima, perché lui è cresciuto in una semplice capanna. La tenda è il luogo più splendido che abbia mai visto, per cui presume di essere giunto alla cattedrale divina che sua madre gli descriveva nelle storie. (Psiche cosa troverà?)
Irrompe nella tenda per pregare e vi trova una fanciulla: è la prima di una serie di fanciulle splendenti, abbaglianti incomprensibili che Parsifal incontrerà. (Per Parsifal sono incomprensibili, e per le donne, ora, le donne sono comprensibili?)
Parsifal ricorda che la madre gli ha raccomandato di trattare bene le donne e di NON porre troppe domande.
Saluta allora la fanciulla con un abbraccio e le sfila l’anello che ha al dito, tenendoselo come talismano: esso sarà per lui l’ispirazione per il resto della sua vita. (Cosa significa l’anello? Perché glielo sfila? In questo momento storico, uomini e donne cosa sfilano?)
Avete mai visto un ragazzo al suo primo appuntamento? E’ sempre un Parsifal che inciampa per la prima volta nella tenda della fanciulla. (Guardate i ragazzi oggi e le ragazze: esistono ancora le tavole apparecchiate e le tende? Esistono ancora i Parsifal?)
La madre aveva detto a Parsifal che avrebbe sempre trovato il nutrimento, tutto il cibo necessario alla sua vita, nella chiesa di dio, ed ecco che il cibo è tutto lì, davanti a lui, sotto la forma di una tavola apparecchiata per un banchetto. (Non vi ricorda le sale riunioni? Pensiamoci..pensiamoci..)
La fanciulla sta aspettando il cavaliere amato ed ha preparato la tavola per lui. Ma, agli occhi di Parsifal, tutto appare come una profezia che si sta avverando: c’è il tempio di dio, c’è la fanciulla, c’è tutto il cibo che può desiderare. Tutto è esattamente come la madre gli aveva preannunciato.
Parsifal si siede a tavola per mangiare e pensa che la vita sia bella. (Cosa penserà Psiche?)
La fanciulla, intanto, si sta rendendo conto di trovarsi in presenza di una persona straordinaria, non si arrabbia perché vede davanti a sé qualcuno di veramente santo, semplice, innocente.
Supplica però Parsifal di andarsene immediatamente, perché se il cavaliere dovesse ritornare e lo trovasse nella tenda lo ucciderebbe.
Parsifal obbedisce alla fanciulla e lascia la tenda. Trova che la vita sia bella, proprio come la madre gli ha detto.
(Perché Parsifal non s’incazza? Dov’è l’Ikea in questo processo?)

giovedì 18 novembre 2010

mito di Psiche - 4

Come avrete notato, non ho fatto alcun commento nel finale del pezzo precedente, riguardante la madre di Parsifal. Il motivo è presto detto: NESSUNO può commentare MAI una madre che dà libertà al proprio figlio.
Ognuno deve vivere la lettura di questo passaggio dentro di sé..nella piena libertà di farlo.

mercoledì 17 novembre 2010

mito di Parsifal - 4

Parsifal

La storia, ora, lascia da parte il re Pescatore e la sua ferita per concentrarsi su un ragazzo talmente poco importante da non avere neppure un nome.
E’ nato nel Galles, che a quell’epoca era un paese ai margini del mondo conosciuto e attraversava un periodo di stagnazione culturale: il luogo apparentemente meno adatto per dare i natali ad un eroe, così come sembrava inadatto un altro luogo che vide la nascita di un altro Eroe.
Che cosa poteva offrire di buono Nazareth?
Chi avrebbe mai pensato che il Galles potesse produrre una risposta alla nostra sofferenza? Il mito c’informa che la nostra redenzione verrà dal luogo che ci sembra meno adatto. (...zoom...servono le aspettative?)
Questo ci ricorda una volta di più che la redenzione dalla ferita altamente sofisticata del re Pescatore, sarà un’esperienza di umiltà. (redimere=liberare, affinchè avvenga bisogna passare dallo spogliarsi di tutto ciò che non rende liberi..zoom sulla parola "compromesso" ).
La parola “umile” trova la sua origine nel latino Humus, cioè terrigno, femminile, non sofisticato. (Afrodite)
Come recita l’ingiunzione biblica: “ finchè non sarete come questi fanciulli, non entrerete nel regno dei cieli”.
Nel descrivere i vari tipi di personalità Jung afferma che ogni persona si fa guidare da una funzione superiore, delle 4 (pensiero, sentimento, sensazione, intuizione) che formano il temperamento umano.
Inoltre fa parte della psicologia che una funzione inferiore si opponga a quella superiore. (verticalità contro orizzontalità)
Se è vero che la nostra funzione superiore produce la maggior parte dei valori della nostra vita – le forze più evolute della personalità - è anche vero che essa segna la ferita del re Pescatore. La nostra funzione inferiore, la parte di noi che è meno differenziata, ci guarirà da quella ferita. (perchè può succedere questo? Qui s'instaura un concetto molto importante, che sarà bene tenere a mente: il re Pescatore, Parsifal, Afrodite e Psiche, lavoreranno insieme sul "necessario" in una persona armonica).
Così è il Folle innocente che viene dal Galles a guarire il re Pescatore.
Il ragazzo ha origini così misere che, la prima volta che lo incontriamo, non ne conosciamo neppure il nome. Più avanti sapremo che si chiama Parsifal, il Folle Innocente.
Il nome ha anche il significato più profondo di “colui che riunisce gli opposti” il che preannuncia il ruolo risanatore del ragazzo – è un significato simile a quello della parola cine tao.
Parsifal viene allevato dalla madre il cui nome significa tristezza del cuore. Il padre è morto ed il fanciullo non sa nulla di lui. Parsifal non ha né fratelli né sorelle.
Spesso, nei miti, l’eroe detentore non ha padre e cresce in condizioni umili e solitarie.
Parsifal viene allevato in modo primitivo, contadino, indossa abiti filati in casa, non va a scuola, non fa domande ed è assolutamente selvatico.
Nella prima adolescenza, mentre gioca fuori casa, vede avvicinarsi 5 cavalieri adorni della loro imponente attrezzatura: le gualdrappe rosso e oro. L’armatura, gli scudi, le lance e tutti gli equipaggiamenti della cavalleria.
Questo abbaglia a tal punto il povero Parsifal da indurlo a correre a casa e raccontare a sua madre di aver visto 5 dei.
La visione meravigliosa l’ha incendiato ed egli decide di partire immediatamente per unirsi ai 5 uimini straordinari.
La madre scoppia in lacrime vedendo che non c’è modo di dissuadere il figlio dal seguire le orme del padre, che era stato cavaliere ed aveva perso la vita in qualche folle impresa.
Proprio per questo la madre aveva cercato d’impedire a Parsifal di conoscere alcunché del suo lignaggio, ma mai nessuna madre è riuscita a proteggere il proprio figlio dal pericolo, quando il sangue del padre comincia ad agitarsi in lui.
Tristezza del Cuore – questo è il sentimento in un simile momento, di una madre – racconta allora a Parsifal che il padre è stato un cavaliere e che è stato ucciso nell’impresa di liberare una fanciulla.
Anche i suoi due fratelli erano cavalieri ed anch’essi sono stati uccisi ed è per questo che la madre aveva condotto Parsifal in un luogo remoto e lo aveva allevato nelle speranza di poterlo preservare da un simile destino.
La madre benedice Parsifal e lo libera dalla sua protezione. Non può fare a meno di dargli dei consigli quando lui parte: di rispettare le donzelle e di non fare troppe domande. Inoltre, gli fa dono di un unico abito che ella ha filato per lui. Questi sono i due lasciti che lei gli concede: sono i due doni che riverberanno per tutta la storia e che saranno strumentali a mote situazioni complesse che seguiranno.

martedì 16 novembre 2010

Di noi la Grappa migliore - ovvero - Cosa significa morire ogni momento.....


Questo post non è una cosa da poco, quindi se siete di corsa, avete l'amante in chat che vi aspetta, il caffè sul fuoco, il figlio che rompe con i compiti, il coniuge che deve per forza andarsi a fare insieme a voi un giro all'ipermercato, il cane da portare fuori, un lavoro urgente da finire, la lavatrice da stendere...........rimandate la lettura di questo post a quando avrete il tempo da potergli dedicare con calma.

Inserisco un mio inciso al post di Psiche e il Matrimonio con la Morte, perchè è un punto cruciale della nostra esistenza quotidiana, e sarà bene farci un bello zoom.

Non posso correre il rischio che non venga compreso...ognuno di voi che lo comprenderà, oltre a farlo proprio nella sua vita e quindi cambiarne profondamente la tessitura, non potrà che fare lo share....diffonderlo senza fine.

E' la droga sana della vita....a costo zero. Meglio della grappa, del sesso, della cocaina, delle partite...meglio di qualunque cosa abbiate provato.
La propria vita non deve essere un'accozzaglia di caos a casaccio, ma neanche una programmazione a priori di ciò che avverrà. In entrambi i casi ci ritroveremo in mano una Vitamorta, un pasticcio inestricabile in cui noi, la vera vita pulsante, resta ingabbiata e strozzata a tal punto, da non sentirla più neanche vivere. Saremo degli OGM, organismi geneticamente modificati dal di fuori. Questo fuori può essere costituito da tutti i fattori possibili: i genitori, la società, la religione, il lavoro, gli amici al bar..non è importante chi e cosa ci ha portato a questo, l'importante è che la nostra vita sia ormai un lumicino asfitico ormai impossibilitato a brillare, che geme infondo ad un delirio. Chiede il VOSTRO aiuto..quindi rimboccatevi le maniche, datevi un bel calcio nel culo, e procedete......
Ogni Vita, la Nostra Vita, DEVE essere, ogni istante 

UN CAPOLAVORO................
per capirci, siamo questo



e NON questo!!!!



Allora...vediamo un pò il procedimento di come si fa la grappa, lo conoscete? Beh..ve lo rispiego.
Come fare un'ottima Grappa o un'ottima Vita
 L’aspetto fondamentale di tutto il processo distillazione (mandar fuori a stille o gocce, cioè il meglio) è la temperatura di ebollizione dell’alcol etilico, cioè 78,4 gradi centigradi
(la temperatura della vostra vita quant'è? Siete entusiasti? Che temperatura avete la mattina? Com'è la temperatura delle vostre Idee? E dei vostri occhi? E della vostra Voce? E dei vostri Gesti?...).
Che ci succede se è troppo bassa o troppo alta? Pensateci. (causa di qualunque malattia)

Nel metodo tradizionale di distillazione, quello cosiddetto discontinuo, si mettono nella caldaia una quantità prefissata di vinacce

*vinaccia, vale a dire delle bucce degli acini d’uva (non il nostro NUCLEO, ma la buccia, ciò che contiene il nucleo, ma anche che è a contatto con il fuori, la nostra parte che si rigenera, impara, ascolta,ecc) 
La vinaccia ha un ruolo fondamentale nel profilo sensoriale di una grappa semplice (siamo semplici o complessi? Scegliamo), che non ha subito alcun invecchiamento in legno, con piante o loro parti. 
In particolare il vitigno ha un’importanza notevole nella formazione del profilo sensoriale della grappa, soprattutto nel caso dei vitigni aromatici. (non fate tanto gli snob se non ne avete i natali..)
Meno del 30% della vinaccia prodotta in Italia è distillata per produrre grappa: solo quella migliore va in alambicco.(per gli uomini vale lo stesso, ma la % è inferiore) 
Le caratteristiche della vinaccia dipendono molto dai fattori climatici e del terreno su cui è stata coltivata l’uva, dal vitigno o dai vitigni dai quali deriva, (le nostre "radici"), dalle tecnologie utilizzate nell’ammostamento (nostro background) e nella fermentazione (infanzia, adolescenza), dal periodo e dalle modalità della sua conservazione prima di entrare in alambicco (la vinaccia è infatti difficilmente conservabile e si presta a favorire l’attività di un gran numero di microrganismi come batteri, lieviti e muffe che possono rovinarla nel giro di poche ore).(il famoso "sociale")
Dato che la vinaccia è il prezioso residuo della lavorazione dell’uva per farne vino, è evidente che le tecniche di vinificazione hanno un’incidenza notevole sulla sua qualità.(quello che stiamo facendo in questo post sono le indicazioni per un'ottima distillazione della propria vita)
I distillatori preferiscono vinacce derivanti da macerazioni con cappello sommerso (Zucherberg, mio figlio Ruben, io...siamo esempi di cappelli sommersi, cioè persone che si sono volontariamente tenute mezze fuori dal sociale, non aderendo mai a nessuna "congrega"),  mentre le vinacce immediatamente separate dal mosto sono le più difficili da gestire e quelle dal risultato più incerto (perchè immediatamente influenzate, senza lasciar tempo al nucleo di prendere forza e potenza). 
Se la pressatura dell’uva è soffice, rimarrà nella vinaccia un’elevata quantità di liquido che agevola la distillazione.(cos'è la pressatura di una persona?)
 Ottimale sarebbe l’assenza di raspi, perché ostacolano la buona conservazione e la distillazione. ( il raspo, è la struttura base da cui parte l'acino. Se l'umano resta "attaccato" alla struttura che lo ha generato questa sarà sempre presente e d'inciampo nel processo di distillazione.)

E fondamentale sopra ogni cosa il trasferimento veloce della vinaccia in distilleria. (I processi devo essere fatti velocemente. Restare nella vinaccia tropo a lungo porta a depressione e vizio)
Da ultimo una nota interessante. Esattamente come per il vino, l’annata gioca un certo ruolo, influendo sulla ricchezza in acidi e zuccheri, nonché sullo stato di sanità della vinaccia. (Ogni anno ha la sua energia primaria e questo non può essere cambiato neanche per gli umani) e di acqua (di solito al 50%) poi si inizia a scaldare lentamente la caldaia. Quando la miscela di acqua e vinacce incomincia a riscaldarsi, inizialmente sviluppano i vapori delle sostanze più volatili (che hanno cioè una temperatura di ebollizione inferiore) come l’alcool metilico, l’aldeide acetica e l’acetato di etile ( nel caso umano: giudizio, possesso, controllo, potere)  
La condensazione di questi elementi, accompagnata da un odore sgradevole, rappresenta la cosiddetta “testa”, che, come è noto deve essere scartata perché estremamente tossica e pericolosa.
Sostanzialmente si tratta di metanolo che, se ingerito, anche in modiche quantità, può produrre gravi problemi al nervo ottico, fino alla cecità, ma può anche causare la morte. (vedi sopra)



A partire da 78,4 gradi centigradi e sino a 100, abbiamo il “cuore” della grappa, composto da alcol etilico e sostanze volatili che conferiscono gusto e aroma del distillato.(questi sono i nostri "talenti")
Sopra i 100 gradi c’è la “coda”, non pericolosa per la salute ma ricca di impurità e olio amilico, spesso di sapore e odore sgradevoli. (questi sono i nostri "difetti" con cui noi e gli altri con noi, posso tranquillamente convivere, anche se eliminarne un pò, è solo un bene per tutti, noi per primi)

Saper distillare la grappa è quindi un’arte e chi non lo ha mai fatto è bene che si astenga e che si limiti a frequentare e osservare distillatori in grado di operare con grande precisione questa fondamentale suddivisione tra testa, cuore e coda del distillato.


Quest'ultima frase ha un grande significato: ci dice che vivere è un'ARTE, una grande arte, ed i più sono solo destinati ad ammirare coloro che sanno vivere. 
Ma, c'è, un ma. Va sempre data una chance per imparare, e questi miei scritti vogliono esserlo. 
In questo istante in cui scrivo, da questo blog sono passati 741 volte in 6 giorni. Se anche solo 1 ha capito ed è partito nella sua Grappa..io sono felice...

Bien, ritorniamo a quei 4 scalmanati e guardiamo che fanno...