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martedì 31 marzo 2015

Racconto pioniere

Questo è solo un racconto e lo scrivo per me e basta. Mi serve per fermare su una linea conseguente questi ultimi otto anni e quindi crearmi un punto visibile di realtà vissuta.
Se poi, finito di farlo, lo pubblicherò su FB o Twitter sarà per mettere a disposizione questa sequenza a chi potrà usarla. Punto
Chi si riconoscerà in questo racconto perfavore se lo tenga per se. Grazie

Dunque tutto parte a dicembre, ultimo seminario che ho tenuto. Quel giorno ero strana, mi faceva molto male un dente, avevo l'utero dolorante ed in subbuglio, mestruazioni forti. Capivo che il non erano normali disturbi, che dentro di me stava per scoppiare la rivoluzione.
Ricordo benissimo ogni momento di quei due giorni. Avevo 49 anni ancora per un paio di mesi e la netta sensazione che a 50 tutto sarebbe cambiato. Non sapevo assolutamente perché, ma sapevo che sarebbe sicuramente successo.
Le persone del seminario mi sembravano normali, forse dispiaciute che finisse forse felici di liberarsi di questo gioco al massacro che li aveva visti mettersi a nudo, gli uni con gli altri, creando una sorta di capestro di relazioni, una galera, uno scompartimento di treno rimasto bloccato nella neve. Liberi finalmente ma dispiaciuti.
Io li osservavo amarmi ed odiarmi, pienamente consapevole che non c'era altra via che questa ma altrettanto certa che dopo anni e anni di seminari, era finita l'epoca, almeno per me.
Certo il mondo li stava scoprendo, stava arrivando il boom dei seminari tuttologici, ma era roba per altri, non per me.
Io sono una pioniera. La massa non m'interessa. Non perché non mi piaccia, ma perché se un fenomeno diventa massivo semplifica, riduce, porta alle linee primarie, mi obbliga a retrocedere, e molto. E io faccio per me, seguo il mio istinto, navigo a vista, non voglio insegnare voglio imparare. Se poi sulla mia strada qualcuno si affianca, ben venga, ma io indietro non ci torno.
Sono una stronza, e mi piace ciò che sono.
Ripeto: una pioniera.
Ma allora non lo sapevo.

Comunque li osservavo più del solito, registravo sguardi e atteggiamenti e mani contorcersi e bocche parlare, ridere, smorfiare, annuire, negare e silenzi imposti e modalità del corpo e antipatie e simpatie e saturazioni. Io ero contenta che finisse, scontenta di me. 
Sarebbe servito a qualcosa impiegare tutti questi anni a trovare sistemi per trasmettere ciò che io avevo capito? Ora so che credevo di aver capito ma non avevo capito un cazzo, al massimo lo avevo percepito ed avevo studiato tantissimo per trovare conferme certe a queste mie intuizioni. Ora so che capire è ben altro, ma allora non lo sapevo.
Faccio salva la mia buonafede senza trascurare però che la voglia di avere una corte era sicuramente stato nel corso di tanti anni molto piacevole e gratificante. Ma il punto di stop era arrivato.

Però mi dispiaceva se alcuni di loro potessero considerare questa fine uno strappo troppo forte e così offrii a chi volesse di venire ad aiutarmi in giardino. Alcuni lo fecero ma durarono poco. Un conto è giocare un conto è lavorare sul serio. Nel giro di un paio di mesi restarono in due, poi uno.

Questo uno si piazzò qui tutti i weekend anche a dormire, divenne parte della famiglia, presenza un po' out, non imparava un tubo, ripeteva errori di continuo, ma rappresentava uno zio un po strano, un po tonto, un po boh. 
Ci è rimasto per sei anni per poi sparire di colpo appena sono stata male. Delete.

Allora, la mia vita cambia aspetto anche perché il figlio piccolo fa l'homeschooling per un anno, poi c'è la scoperta della dislessia, i miei studi ed il mio tempo vengono molto assorbiti da questo, unitamente alle mie infinite telefonate con un mio amico e poi con una mia amica. Punto focale, la mia amica.
Io non ho mai avuto amicizie femminili perché proprio non riesco a capirle, unica eccezione una mia amica dal liceo ma non fa testo, perché è decisamente un'amicizia maschile la nostra, nulla a che vedere con le amicizie femminili.
Dunque dicevo, questa amica diventa sempre più presente e viene spesso qui anche se abita in città .
Scrive libri (che non capisce diciamoci la verità ma se gli altri invece si è li comprano, va bene ) ma vuole cambiare vita (poi scopro che invece vorrá solo cambiare posto dove giocare alle signore)  e scopre che la campagna, di cui non conosce assolutamente nulla, potrebbe essere un'ottima alternativa. Io non so ancora ora il perché , magari lo scopro scrivendone, mi ci affeziono ed entro un'altra volta nel ruolo del mentore, ma questa volta il gioco si fa serio perché non sono più seminari dove porto fuori ciò che decido, ma apro la mia casa e  la mia vita, in totale trasparenza in tutto.
Risultato: totale saccheggio ovviamente con conseguente abbandono dopo aver preso altre idee da applicare e da rivendere come proprie. Ovviamente a vederlo da ora era tutto chiaro fin dall'inizio, ma la mia stupidità e dabbenaggine unita a sentirmi coccolata ed ad avere finalmente un'amica come tutte mi aveva totalmente offuscato, anche se in molti me lo dicevano. Scema io.
Una pura berlusconata, tanto per capirmi e io da mentore presunto quale credevo di essere mi scopro una ragazzina ingenua ancora schiava dell'abbandono materno.
Porca vacca si ricomincia daccapo. 
Menomale che ero illuminata!
I figli grandi si sposano nel frattempo, mi riempiono la vita di cose da fare e da pensare e tanta gioia e fiori e nuove vite alla svolta e nipotino e case e Roma, e alberghiero per il piccolo e cresce e tanto turbinio e vortice di passioni ed emozioni intense.
Poi un giorno ricado sulla terra nella mia vita. Esco dalla vita altrui, di tutti, tutto d'un colpo. Mia madre ottantatreenne mette in scena un tentato suicidio. La notte a vederla in coma passa al tritacarne la mia vita e la sua, scopro di amarla e detestarla con tutta me stessa. Ma sopratutto scopro che ho passato l'intera vita a non occuparmi di me perché sono stata allevata appositamente per occuparmi degli altri. Plasmata da subito.
Di colpo la verità e la realtà mentre sto seduta in una sedia accanto al letto di colei che ora intubata non può più esprimersi. E sono tanto tanto stanca e tanto tanto sola. Non sola da lei o dagli altri, sola da me stessa.
Certo c'è il mio compagno sempre vicino, ci sono i figli ma non dipende da loro la mia solitudine sono io che non comunico più. Chiusura ermetica non dormo più , il tempo perde consequenzialità ed approfitto della mia gamba azzoppata per fermarmi. Fino alla totale immobilità sulla chaise-longue per un anno. Due metri quadri, un iPad ed il telecomando della TV diventano il mio unico spazio.
Trasportata da altri anche per andare in bagno.
Mi curano ma nessuno vuole farmi curare .
A vederlo ora sembra un film dell'orrore.
Certo, io nel mio delirio mi rifiutavo di andare a farmi vedere,ma era chiaro che fossi fuori di testa.
Non mi spiego perché tra tutti, compagno, figli, qualche sparuto amico rimasto che raramente si faceva vedere, una pseudo sorella, insomma nessuno mi abbia preso di peso e portato in un ospedale . Forse un domani lo capirò . Forse, chissà .
Tutta la famiglia mi accudiva magnificamente ma da malata terminale.
Forse essere stata così ingombrante tutta Ia vita cominciava ad avere effetti? Forse avere di me un bel ricordo piuttosto che avermi in carne ed ossa sarebbe stato più semplice? Può darsi, non lo so. Comunque nessuno si mosse in modo decisivo. 
Finché un mio amico medico che non mi vedeva da un anno, capì attraverso vari racconti ricuciti che forse le cose non stavano affatto bene, venne qui, mi vide praticamente morente mi organizzò di corsa visite e analisi e con la diagnosi di metastasi ossee e pochi mesi di vita finalmente finì un incubo.
Si, finì.
Cominciò per me una nuova sfida da pioniera, dura, faticosissima, ma nuova.
La novità era che ora correvo per me stessa e io venivo prima di tutti. Era finito l'abbandono, sparito. Avevo finalmente diritto di vivere. Mi sono battezzata da sola a 57 anni.
Ora la sfida era tra me, il mio corpo ed il mio cervello atrofizzato come il corpo.
 Pronti via, ora si gioca di nuovo ed il gioco è serio, serio solo come i miei parti, serio perché gioco finalmente solo per me
Io, il mio corpo, il mio cervello e io. Mi dó licenza di vivere.


La sfida non è il cancro, anzi lui mi è alleato e andiamo insieme a rimettere a posto tutto.
Ecco ora sono di nuovo io, pioniera.
Grazie cancro, sei stato e sarai sempre il mio grande amico , altro che lotta contro il cancro... lotta contro quella parte, grande parte di me che mi voleva morta.
Deinde, ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Evvai!!!

1 commento:

  1. Sei davvero una forza della natura !!! Non so se posso considerarmi un'amica nell'accezione più grande del termine..... ma sono felice che tu sia entrata a far parte della mia strada anche se da lontano... Annamaria

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