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lunedì 27 dicembre 2010

mito di Psiche 10 - Quando si torna "a casa dalla mamma" ovvero Afrodite prende il sopravvento

non è mai un caso, con il crono di questi due miti, rispetto al nostro kairòs..


Queste festività..con Afrodite ovunque imperante non possono non essere un validissimo specchio e confronto mentre leggiamo i passi che seguono.
E' inutile ricordarvi (spero) che quando di parla di uomo s'intende la nostra parte maschile e quando si parla di donna la nostra parte femminile....:-)










Addentrandoci nel mito, vediamo che, quando Psiche lo ferisce, Eros vola da Afrodite per ricomparire soltanto alla fine della storia. Torna a casa dalla mamma. Questo è pre­cisamente ciò che tutti gli uomini fanno quando le mogli li feriscono nella coscienza: si rifugiano nel complesso mater­no. Forse non ritornano fisicamente a casa, ma si ritirano nel complesso materno e per un po' scompaiono. Se un uo­mo diventa improvvisamente silenzioso, se assume un com­portamento negligente e non disponibile, può essere che sia 'tornato a casa dalla mamma': Afrodite ha assunto il co­mando.
D'altra parte, se consideriamo Eros come l'Animus della donna, possiamo forse dire che Eros ha mantenuto Psiche in paradiso in uno stato di inconscia possessione fino a quando lei ha acceso la lampada della coscienza e allora, in quanto Animus, lui è tornato in volo nel mondo interio­re.
Jung sostiene che l'Anima e l'Animus esplicano la loro maggiore funzione quali mediatori tra le parti coscienti e quelle inconsce della personalità.
Quando Eros fa ritorno al mondo interiore di Afrodite, è in grado di mediare a fa­vore di Psiche con la madre stessa, con Zeus e con gli altri dei e dee del mondo interiore archetipico.
Come vedremo, gli sarà possibile aiutare Psiche nei momenti critici del suo sviluppo servendosi di elementi naturali, terreni, quali le formiche, l'aquila e il giunco.
Si potrebbe affermare che la donna, per potersi evolvere, debba spezzare il dominio inconscio della sua componente maschile subordinata, in gran parte inconscia, che pone le condizioni dei suoi rapporti con il mondo esterno, spesso in maniera negativa.
Perché la donna possa perseguire il suo sviluppo, l'Animus, coscientemente riconosciuto come ta­le, deve prendere posto tra l'Io cosciente e il mondo inte­riore inconscio, dove può fungere da mediatore.
 In questo modo viene a costituire per la donna un aiuto fondamen­tale.-
(Cosa significa questo? Sembra complicato ma non lo è.)

La donna posseduta dall'Animus non è per niente consa­pevole dell'Animus stesso.
Presume che il comportamento che le deriva dall'Animus sia il comportamento originato dall'Io. In realtà l'Io, in queste circostanze, è sopraffatto dall'Animus.

Tuttavia, quando la donna accende la lampa­da della coscienza, vede correttamente l'Animus come istanza separata dall'Io.
In modo simile a Psiche, di solito ne è soverchiata. L'Animus sembra potente e divino men­tre l'Io, al confronto, sembra indifeso e privo di valore. Si tratta, per la donna, di un momento disperato e pericoloso.
 Ma non è la fine. Dopo essere passata attraverso lo spaven­toso sconvolgimento del primo vero riconoscimento del­l'Animus e dopo essere stata sopraffatta dalla propria appa­rente inadeguatezza al confronto, in seguito si sente egual­mente sopraffatta dalla grandezza dell'Animus.
Quando ci si accorge di avere al proprio interno un elemento divi­no, ne risulta una reazione di esaltazione, un'esperienza in­tensissima, molto simile a quella dell'innamoramento.
Quando Psiche accese la lampada, si aspettava di vedere un mostro, e invece vide un dio. Per le donne, l'uomo è spesso un dio o un mostro. Quando ne ho il coraggio, rie­sco a dire che se si inonda onestamente di luce un'altra per­sona, si trova un dio o una dea. Non c'è affermazione più grande di quella che riconosce nel proprio compagno, se lo si guarda davvero, un dio o una dea. Lo stesso vale per la donna quando è finalmente in grado di vedere cosciente­mente il suo Animus, il suo Eros interiore. Scoprirà che ha una qualità divina.

La visione di Psiche è in qualche modo paragonabile alla prima visione che Parsifal ha del castello del Graal. Parsifal vede un mondo incredibilmente bello, nel quale è tuttavia incapace di rimanere. Allo stesso modo, Psiche perde Eros quasi immediatamente dopo averne scoperto la vera e ma­gnifica natura divina.


Ed ecco che è proprio in questi giorni che stiamo trascorrendo dopo il Natale che possiamo accendere la lampada su noi stessi, ergersi ad avere il coraggio di vedere dapprima e poi riconoscere come nostro, il nostro Animus. Non è nato bensì l'abbiamo portato alla luce...e ri-conosciuto...

1 commento:

  1. Riconoscere la nostra parte divina, o come mi viene naturale dire, ri-Cor-darla, non mi è affatto nuovo..ma questa mia energia maschile che torna dalla mamma..beh, questo mi colpisce, e viene a fagiolo in questi giorni di Natale , molto speciali quest’anno per me. Mi sto chiedendo perché Eros (divino), quando viene ferito, torni da sua madre e invece il Re Pescatore (umano) non lo faccia. Feriti entrambi, il dio chiede aiuto alla dea, l’umano si rinchiude nel castello tenuto in vita dal Graal, rinunciandone al godimento, fino a quando qualcuno che ha avuto la forza di abbandonare la madre, verrà a guarirlo. L’umano guarisce se l’umano trasgredisce al volere della madre e si ri-Cor-da di fare la domada giusta. Mi sto ad ascoltare: che mi succede quando, ferita nella coscienza da qualche aspetto della mia energia maschile, cerco in qualche aspetto del mio femminile un apparente rifugio? Se do’ spazio ad un nido che mi risucchia con la potenza della Madre Divoratrice da cui si traveste Afrodite…non faccio la domanda giusta, perché non entro nella coscienza, preferendo lasciarmi anestetizzare da morbido cotone intriso di etere...Lasciarmi toccare da un dio, mostro o divino che sia…L’Umano non ha bisogno di un Divino esterno per guarire ma se si lascia toccare da un Dio diventa esso stesso dio…

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