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mercoledì 8 dicembre 2010

mito di Psiche 8 - Gli Strumenti

Questo capitolo ci porta davanti una questione che ho cercato d’insegnare (invano) per anni e anni: l’importanza degli strumenti.
Avere coscienza di possedere strumenti interni è già un problema per moltissime persone, imparare come usarli poi, diviene una sorta di rito alchemico.
Poter usare gli “strumenti” richiede la capacità di:
-        amare
-        astrarsi dall’emozionale
-        vedere la realtà da sola e successivamente con noi dentro

Uno degli elementi simbolici più interessanti del mito è rappresentato dalle istruzioni impartite dalle due sorelle. 
Esse consigliano a Psiche di fornirsi di una lampada e di un coltello, due simboli maschili.
È straordinariamente uti­le riuscire a capire la propria capacità di ma­neggiare questi due strumenti. 
Che cosa fa una persona che è come una lampada e che cosa fa una persona che è come un coltello? 
(riuscite a leggere questa frase senza porre il giudizio nei vostri pensieri? Avete pensato la parola "necessario"?)

Le sorelle dicono a Psiche dove deve tagliare, e cioè tra la testa e il resto del corpo, per decapitare il terri­bile mostro.

Il coltello è di uso privato; serve a discriminare, a chiarire, a tagliare i banchi di nebbia. È di uso interno. Se una persona riesce a ricordare di usare prima la lampada nei momenti difficili della sua vita coniugale o meno, allora potrà scegliere di usare o meno il coltello o dove usarlo. 

Di solito, invece, il coltello viene fuori per primo; la lampada serve alla persona per vedere quello che ha fatto.

Il coltello è quella capacità devastante che la donna ha (ora anche gli uomini in grande parte)  di sommergere l'uomo con un fiume di parole: è l'osservazione devastante quella che infilza l'uomo. 

In questo modo si comporta anche l'Anima dell'uomo, la sua parte femmini­le, quando l'uomo non ha un buon rapporto con essa. E' tagliente e sarcastica; arriva con il coltello in mano. 
La no­stra legge, di usare la lampada e non il coltello, si applica allo stesso modo sia all'Anima interiore dell'uomo sia alla donna reale.


Che cos'è, dunque, la lampada e che cosa fa vedere? Ri­vela che Eros è un dio. (zoooom....chiedetevi cosa sia realmente Eros...)

La donna ha la possibilità di mostra­re il valore del suo uomo con la lampada della propria co­scienza. Nelle condizioni migliori, l'uomo sa chi è e sa che c'è un dio, un essere magnifico, da qualche parte dentro di lui. 
Ma quando una donna accende la lampada e vede il dio in lui egli si sente chiamato a viverlo, a essere forte nella propria coscienza. Naturalmente, trema! 

Pure, sembra esi­gere questo riconoscimento femminile del proprio valore. Cose terribili accadono agli uomini privi della presenza del­le donne, perché sembra che sia questa presenza a ricordare a ogni uomo il meglio che porta in sé.
Durante la seconda guerra mondiale, gruppi isolati di uo­mini erano di stanza alle isole Aleutine. A causa dei proble­mi di trasporto, non era possibile alleviare la monotonia della loro situazione. Nessuna delle compagnie che di soli­to fanno spettacoli per i soldati era in grado di avvicinarli. Più della metà di questi uomini cadde preda di una forma depressiva. 
Non si radevano, non si facevano tagliare i ca­pelli, il morale era completamente a terra. Forse era perché non c'era alcuna donna, alcuna Psiche che illuminasse Eros, che ricordasse a quegli uomini il loro valore.
Quando l'uomo è un po' scoraggiato, la donna può sem­plicemente guardarlo e ripristinare in lui il senso del suo va­lore. Sembra esserci qui un peculiare punto mancante nella psicologia dell'uomo. La maggior parte degli uomini ricava le più profonde convinzioni sul proprio valore da una don­na, la moglie o la madre o, se sono molto coscienti, dalla loro stessa Anima. La donna vede il valore dell'uomo e glie­lo mostra accendendo la lampada.

(Interroghiamoci su quello che sta accadendo ora:  E' ancora valido questo paradigma? Non sta accadendo il contrario?)

Ho assistito una volta a una lite familiare, nel corso della quale una donna agitava vigorosamente un coltello. Nella lista delle lamentele sulle trasgressioni del marito, c'era il fatto che lui tornava sempre tardi dall'ufficio. L'uomo dis­se: «Non capisci che sto in ufficio per te?» La donna crollò. Per una volta, aveva udito qualche cosa. Prima, non aveva mai smesso di chiacchierare per un periodo di tempo suffi­ciente a farle udire qualche cosa. Lui disse: «Non andrei in ufficio se non fosse per te. Non mi piace l'ufficio. Lavoro per te». La vita matrimoniale acquisì improvvisamente una nuova dimensione. La donna avrebbe potuto vedere tutto questo se avesse acceso la lampada e avesse guardato.

L'uomo dipende in gran parte dalla donna per la luce del­la famiglia, così come spesso non è molto bravo a trovare da solo un senso per sé. Trova spesso la vita arida e sterile, a meno che qualcuno non le attribuisca un senso per lui. Con poche parole la donna può conferire senso a un'intera giornata di fatica, e l'uomo gliene sarà molto grato. L'uomo conosce e vuole questo; creerà piccole occasioni perché la donna possa lasciar cadere un po' di luce su di lui. Quando torna a casa e racconta gli avvenimenti della giornata, chiede che lei vi conferisca un senso. Questo fa parte della qualità di portatrice di luce della donna.

(proprio oggi notavo quanto sia difficile far comprendere la parità a dispetto dell'uguaglianza. Perchè non si capisce che essere pari significa portare l'uno verso l'altro, senza giudizi, di qualità o quantità? Credo che tutto risieda sul potere....Il termine "uguaglianza ha in sè giudizio, quantità, qualità. Il termine parità è scevro da questo. Essere nati rende "pari" ma mai uguali)

Il contatto con la lampada, o riconoscimento, è un fatto ardente. 

Spesso brucia l'uomo nella consapevolezza, il che costituisce una delle ragioni per cui l'uomo ha così tanta paura del femminile. La donna, o l'Anima, spesso conduce l'uomo a una nuova coscienza. E' quasi sempre la donna a dire: «Sediamoci e facciamo il punto della situazione». L'uomo non pronuncia spesso queste parole. E la donna, in un modo o nell'altro, la portatrice della sua evoluzio­ne. Qualche volta lei lo accende a un nuovo genere di rap­porto. L'uomo è terrorizzato da tutto questo, ma è ugual­mente terrorizzato dalla perdita di tutto questo. In effetti, gli uomini apprezzano moltissimo la donna che porta la lampada; dipendono dalla luce femminile molto più di quanto molti di essi siano disposti ad ammettere. (ma...ma..se Psiche non è Psiche bensì Afrodite, che succede? )

L'olio è una qualità femminile. Ricordo qualcuno che parlava delle vecchie lampade a stoppino alimentate da olio vegetale. L'olio d'oliva è molto femminile, e tuttavia nell'olio si frigge: il simbolo ha sempre due facce. L'olio for­nisce certo la luce, ma anche brucia Eros.
La luce femminile è squisitamente bella. Non c'è nulla di più meraviglioso della luce che la donna diffonde. Tra gli ebrei, vi è l'usanza che sia la donna ad accendere la cande­la del Sabbath, il venerdì sera. Si penserebbe che sia l'uomo a farlo, e invece è la donna. E lei che dà inizio al Sabbath, lei che fornisce la luce.
Nel mito, dunque, il simbolismo della lampada sottolinea la qualità di portatrici di luce delle donne. Nei misteri eleu­sini, le donne spesso portavano torce, che diffondevano un tipo di luce peculiarmente femminile. La torcia illumina dolcemente gli immediati dintorni; mostra il prossimo pas­so pratico da compiere. È diversa dalla luce maschile co­smica del sole che illumina un territorio così vasto da in­durre qualche volta un senso di sopraffazione e la perdita dell'esperienza immediata.



(stiamo diventando esseri completi..uomo/donna o donna/uomo..?)

D'altra parte, le donne posseggono anche il coltello che può ferire o uccidere. L'uomo è vulnerabile a entrambi gli arnesi.

Sono molto poche le donne che capiscono il bisogno che l'uomo ha di avvicinarsi alla femminilità. Questo appetito non dovrebbe essere di peso alla donna. Certo, lei non deve passare tutta la vita a 'femminilizzare', perché quando un uo­mo scopre la femminilità e stabilisce con essa un buon rap­porto, non ha più bisogno di appoggiarsi così pesantemente a una donna esterna perché la viva per lui. Ma se una donna vuole fare a un uomo il regalo più prezioso, se vuole davvero nutrire la più grande fame maschile (una fame che lui espor­rà raramente, ma che c'è sempre), allora sarà molto, molto femminile con il suo compagno, di modo che lui possa supe­rare le proprie angosce ed essere di nuovo uomo.


amare significa usare il coltello solo se necessario, dopo aver ben osservato con più luce sia possibile

1 commento:

  1. ..usare la torcia per portare luce…consumarsi bruciando.per mostrare i dintorni e accompagnare passo dopo passo….non è come essere Sole che porta luce per il solo fatto di esserci ma può anche bruciare, scottare, ustionare. La torcia “si” brucia, il sole brucia chi v si espone troppo; la torcia accudisce svelando i confini, il sole può far disperdere in uno spazio sconfinato, troppo vasto. Per Gaber forse la torcia sarebbe di sinistra, il sole di destra…per la neurologia la prima femminile, il secondo maschile. Mi sto incamminando verso una strada senza uscita, lo sento..tra poco troverò un muro che mi darà l’ultimatum: passi di qui soltanto se ti fai torcia. Sguizza come torcia, smettila di “stare” come Sole…energia maschile e energia femminile confuse in modo così sottile e subdolo, mischiate e non armonizzate, scambiate l’un l’altra prima ancora di sbocciare al posto giusto? Donne che sono uomini, uomini che sono donne…abbiamo tentato diventare esseri completi troppo presto, prima ancora che l’uomo diventasse Uomo e la donna Donna. L’essere completo è l’UomoDonna (o la DonnaUomo), non l’uomodonna né la donnauomo…

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