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martedì 8 febbraio 2011

mito di Parsifal 14 - La Fanciulla Orgogliosa detta anche la Notte Buia dell'Anima





Parliamo di ora, parliamo di noi, parliamo del buco nero che ci afferra, parliamo dell'attimo rivelatore, parliamo di quando noi sappiamo come stiamo mentre gli altri ci vedono vincenti, parliamo di realtà e verità, parliamo di chiarezza, parliamo del "dovrei essere felice, invece..", parliamo di vivere la vita di un altro, parliamo del non detto e sopratutto del non fatto, parliamo di mente e ragione, parliamo di cuore che fa male....parliamo di pazzia...parliamo della nascita della SAGGEZZA...






Parsifal ha vinto molti cavalieri e li ha mandati alla corte di Artù, così tanti che la sua fama è cresciuta a dismisura nel mondo arturiano.
Ora Artù e la sua corte partono per tro­vare quest'uomo forte ed elusivo e battono la campagna alla sua ricerca. Un giorno lo trovano, lo mettono a capo della corte e indicono tre giorni di festa e di tornei in suo onore. Parsifal si è certamente guadagnato questi ono­ri, ma partecipa storditamente, senza molta voglia, a queste inevitabili conseguenze.

Ecco, abbiamo lottato, siamo all'apice..e nelle nostre mani cariche non c'è nulla..siamo il nulla...perchè?

Quante volte Parsifal agisce goffa­mente!
E' assai rassicurante constatare che è spesso in questi momenti di stordimento che trova lo stadio successivo del suo sviluppo. Se non fosse per questo fatto benevolente, tutti i Parsifal del mondo sarebbero caduti dal bordo del mondo piatto e sarebbero svaniti nell'oblìo che si merita­vano. Don Chisciotte, l'arcifolle di tutti i tempi, compie tutto il suo viaggio sublime grazie ai nonsensi.


All'apice dei tre giorni di festa, compare una fanciulla molto orgogliosa (domanda tranello: Afrodite o Psiche?) che, in un attimo, guasta tutti i festeggia­menti.

Cavalca un vecchio mulo decrepito, che zoppica con tutte e quattro le zampe. I capelli corvini della fanciul­la sono divisi in due trecce; «nere come l'inchiostro aveva le mani e le unghie». Gli occhi chiusi sono «piccoli come quelli di un topo». Il «naso come scimmia e gatto»; le «labbra come asino e toro». «La barba aveva, la schiena e il petto gibbosi; le spalle e i fianchi contorti come le ra­dici di un albero.» Mai, in una corte reale, si era vista una simile donna.




La sua missione consiste nel presentare alla festa l'altra faccia della medaglia, un compito che lei esegue egregia­mente.

Fermatevi e andate indietro con il pensiero cercando le Fanciulle Orgogliose che vi sono capitate nella vostra vita...

Snocciola tutti i peccati e le stupidità di Parsifal, di cui il più grave è non avere posto la domanda al castello del Graal.
Parsifal è umiliato e silente davanti a quella stes­sa corte che fino a un momento prima lo aveva elevato alle stelle.

Con la stessa certezza del tramonto, la Fanciulla Orgo­gliosa entra nella vita dell'uomo proprio nel momento in cui questi ha raggiunto l'apice dei suoi successi.


Ci sono alcune strane correlazioni tra il successo di un uomo e il potere che la Fanciulla Orgogliosa ha nella sua vita. Più in alto arriva, maggiore sembra la possibilità di patire sofferenza e umiliazione: il grado di fama e adulazio­ne che l'uomo riceve dal mondo esterno sembra determina­re il senso di fallimento e mancanza di significato che prova tra le mani della Fanciulla Orgogliosa.

Si potrebbe pensare che il successo rappresenti la protezione più sicura contro la mancanza di senso, ma non è così. È l'uomo 'arrivato' quel­lo più capace di porre questioni irrisolvibili sul proprio va­lore e sul significato della propria vita. Queste domande (che nella teologia medioevale venivano spesso definite «la notte buia dell'anima») hanno l'inquietante capacità di svegliare un uomo alle due o alle tre del mattino. Qual­cuno ha oscuramente osservato che sono sempre le due del mattino quando ci si ritrova nella «notte buia dell'anima».



La Fanciulla Orgogliosa è la portatrice del dubbio e della disperazione, di quelle qualità distruttive e rovinose che compaiono a metà della vita di ogni uomo intelligente.

Il gusto della vita se ne è andato; domande senza risposta lo tormentano. «A che cosa mi serve andare in ufficio? Che differenza fa? Che cosa c'è di buono? Perché?»

 Le donne non gli interessano più; i figli sono difficili o se ne sono andati; le vacanze non funzionano più. Proprio quando co­mincia a trovare il tempo e il significato delle cose piacevo­li della vita, queste non hanno più senso: questa è l'opera della Fanciulla Orgogliosa.

Tu a che punto sei????????


In questo stadio della vita, l'uomo sente il bisogno impe­rioso di trovare una nuova Fanciulla che lo protegga dalla Fanciulla Orgogliosa, ma se prima non scende a patti con l'elemento oscuro non ci sarà Fanciulla, vecchia o nuova, che possa liberarlo da questo periodo buio della sua vita.

La donna che riesce a rimanere tranquilla alla presenza di un uomo che sta attraversando questo fosco periodo della vita mostra del vero genio. Un simile atteggiamento la pro­tegge dalle proiezioni di Fanciulla Orgogliosa che l'uomo è soltanto troppo felice di metterle addosso.

Un calmo 'ri­manere lì' è il dono più grande che una donna possa offrire in un momento come questo.

WARNING!!!!!!! Nella nostra epoca tranquillizzante, l'opinione prevalen­te è che il tempo della Fanciulla Orgogliosa debba essere evitato o trattato come una malattia che va curata; ma al­lontanare questo momento buio significa sterilizzare la pos­sibilità evolutiva che esso porta in sé.


L'annunciatrice del buio compie a corte un atto individuativo tremendamente importante, quello di spartire i compiti tra i cavalieri presenti, essendo ogni compito una ricerca individuale per ciascun cavaliere. (Psiche compiti/cavalieri compiti) 
Prima di questo momento evolutivo, tutti i compiti erano comuni: i cava­lieri partivano in gruppo o almeno in coppia per combatte­re un drago o togliere l'assedio a un castello.

Dopo la visita della Fanciulla Orgogliosa, tutti i compiti diventano unici e individuali.

Ogni cavaliere deve andarsene da solo, trova­re la propria strada, combattere nella sua ricerca una batta­glia solitaria.

Le soluzioni collettive o di gruppo ai problemi finiscono a questo punto.


L'umanità è, ORA, in questo stadio evolutivo. Chi non capirà e abbraccerà la propria solitudine interiore non avrà più spazio.

Questo cambiamento nell'atteg­giamento di base rappresenta la sola risposta praticabile alla disperazione portata dalla Fanciulla Orgogliosa. Tutta la sofferenza psicologica (o la felicità, nel senso in cui abitual­mente la si considera) è una questione di paragone. Quan­do accettiamo la solitudine del nostro viaggio, non c'è pa­ragone possibile, poiché siamo in quel mondo esistenziale dove le cose semplicemente 'sono'. In questo regno non c'è felicità e infelicità nel senso abituale, ma soltanto quel­lo stato dell'essere che viene giustamente chiamato Estasi. Fa male dover ammettere che questo è il dono della Fan­ciulla Orgogliosa, ma non vi è altro portatore per un dono così sublime. Forse l'autore medioevale della frase: «La sof­ferenza è il destriero più veloce verso la redenzione» sapeva questo.



Onorare la Fanciulla Orgogliosa e accettare la sua nuova visione della natura della ricerca significa imbarcarsi nella seconda metà della vita.

Dalla Fanciulla Orgogliosa Parsifal impara che il suo compito, in questa nuova gestione, è quello di trovare per la seconda volta il castello del Graal. Fa il voto di non dormire per due volte nello stesso letto fino a che non ritroverà quel mondo visionario.

La Fanciulla Orgogliosa, dopo aver ricordato alla corte che la ricerca del Graal richiede la castità dei cavalieri e avere così adempiuto al suo compito, se ne va zoppicando.

L'ennesima volta, tengo a ricordare che la castità ri­chiesta per questo viaggio non ha nulla a che vedere con il comportamento nei confronti della donna in carne e os­sa e che essa ha le sue proprie leggi ed esige una propria intelligenza.

La castità che l'uomo deve praticare in questa ricerca consiste nel non farsi sedurre e nel non sedurre la propria donna interiore, nel senso del capriccio o dell'Ani­ma.

(ora capite perchè TUTTE le religioni hanno fallito? Le religioni vogliono il potere, ma per averlo devono avere uomini-schiavi, la castità intesa come s'intende comunemente, rende schiavi)

Tutti i cavalieri, tranne Parsifal (e Galahad nella ver­sione inglese della leggenda del Graal) falliscono nella loro ricerca.

Questo per dire che ci saranno molti insuccessi nel­la ricerca cui siamo destinati nella vita ma che è assoluta­mente necessario che la coscienza (Parsifal) rimanga fedele alla ricerca.

Non sono necessari né un buon punteggio né la perfezione, ma la coscienza sì, quella è necessaria.






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