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sabato 1 gennaio 2011

Mito di Parsifal 11/01/01/2011 - La Domanda





La vicenda del castello del Graal illustra l'avvenimento principale della nostra vita interiore.

Ogni ragazzo, tra i quindici e i sedici anni, capita nel castello del Graal e ha una visio­ne che strutturerà il resto della sua vita.

Come Parsifal, non è preparato a ciò e non ha la prontezza di spirito di porre la domanda che renderebbe l'esperienza cosciente e stabile dentro di lui.



Un ragazzo non può fare altro che errare nel castello, farsene sopraffare e, la mattina dopo, ritrovar­si nel vecchio mondo di tutti i giorni... se non è stato sbal­zato di sella dal ponte levatoio.


La maggior parte degli uomini ricorda un momento ma­gico della giovinezza, in cui tutto il mondo splendeva e mo­strava una bellezza difficile da descrivere.

Magari si è trat­tato di un'alba, di un momento glorioso sul terreno di gio­co, di un attimo solitario durante un'escursione in campa­gna quando, girato un angolo, tutto lo splendore del mon­do spirituale si è aperto davanti.


Non c'è ragazzo che possa gestire efficacemente una tale apertura dei cieli tutta per lui, e la maggior parte la mette da parte ma non la dimen­tica.

Altri la trovano così disturbante che la mettono da parte e fanno come se nulla fosse accaduto. Pochi sono toc­cati dalla visione del senso e questi passano il resto della loro vita, come Parsifal, in una nuova ricerca del castello del Graal.



Occorre solo proseguire la strada, girare a sini­stra e attraversare il ponte levatoio.

Ma la stessa semplicità delle indicazioni nasconde efficacemente il castello alla vi­sta.

Quante volte siamo ritornati a un luogo magico per ve­dere se il sole sarebbe tornato a sorgere nel suo splendore o siamo partiti per un luogo che aveva fama di magia per ve­dere se avremmo trovato la processione del Graal?

L'im­pronta del castello del Graal rimane indelebile nella men­te dell'uomo, e se è fortemente impressa ispirerà o persegui­terà quest'uomo per il resto della vita.




Perché Parsifal non è stato in grado di formulare la sem­plice domanda che gli avrebbe aperto davanti un mondo glorioso e avrebbe risanato l'agonia provocata dalla ferita del Re Pescatore?

Gli era stato detto di porre la doman­da, e il non averlo fatto sembra un atto di stupidità.

Ma non si tratta di questo: è stata l'ingenuità a impedirgli di chiedere.



Chiediamoci cosa significa fare una domanda....


- Prima di fare una domanda è importante fare il vuoto in noi, altrimenti non c'è posto per la risposta
- Prima di fare una domanda bisogna capire se siamo pronti a ricevere senza dare
- Prima di fare una domanda bisogna sapere che domanda fare
- Prima di fare una domanda bisogna volere la risposta
- Prima di fare una domanda bisogna sapere che la risposta è già in noi
- Prima di fare una domanda bisogna fare silenzio
- Prima di fare una domanda bisogna chiedersi se davvero..vogliamo farla


Domandare è da saggi....rispondere è da dotti


Buon inizio anno 2011 amici miei...usate questi giorni per stare nel bianco e nel silenzio...


4 commenti:

  1. Chiedo, se possible, una ulteriore illuminazione :)
    La fase di ribellione violenta che quasi tutti gli adolescenti attraversano dipende anche dal fatto che percepiscono di non saper fare la domanda?
    (Io penso di sì, ma vorrei anche la tua risposta.)
    E cosa accade se un adolescente non si accorge di avere questa esigenza e non sente nemmeno inconsciamente la domanda dentro di sé?

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  2. provo ad illuminare?..eheh (alle tue domande mi viene spontaneo rispondere con una domanda...)

    Io non ho risposte, in verità, solo osservazioni.
    Osservo che la maggioranza degli adulti ha una vasta gamma di risposte standard ma sono incapaci di formulare una domanda.
    Osservo gli adolescenti di ORA e vedo assenza di domande.
    Non vedo ORA alcuna ribellione adolescenziale, più che altro ora vedo un atteggiamento di menefreghismo violento.

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  3. Gran parte degli adulti di ora si sono formati sul Catechismo...dotato di domande e di risposte da imparare a memoria. Come ignorare quella cadenza che é rimasta dentro, ad accompagnare i processi mentali come una musica simile alla ninna nanna? La sento dentro..."Chi é Dio?" "Dio é lìessere perfettissimo creatore e signore di tutte le cose" "Chi sono gli angeli?" "Gli angeli sono i ministri invisibili di Dio"...la cantilena mi anestetizza addormentandomi...A distanza di cinquanta e più anni potrei ripetere domande e risposte, penetrate nelle mie cellule. L'adulto si é formato su domande eteroprodotte e si é nutrito di ripsote imparare a memoria. E se non ha avuto l'occasione di partecipare direttamente a questa fiera di cantalenante addormentamento, l'ha certamente respirato da chi gli era accanto. Gli adulti hanno una serie di risposte preconfezionate. Ho accompagnato gli altri a porsi la domanda che spaccasse lo schema, ma io non l'ho fatto a sufficienza per me. Ho ricevuto un compito e l'ho portato a compimento fin qui. A chi é Dio sostituisco il chi sono io , dopo avere scritto che Dio e Io siamo la stessa cosa. I giovani non domandano perché sanno che non é a noi che devono chiedere ma ancora non possono ri-cor-dare quello che già sanno: rischierebbero di venire travolto dalla spazzatura delle nostre risposte preconfezionate? Stiamo a vedere...

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  4. Elisa anche io noto che una ribellione adolescenziale vera non c'è.
    La ribellione avrebbe bisogno di una elaborazione, di una contrapposizione anche teorica: "ti contesto per... ecc ecc"
    Invece capita di ascoltare contrapposizioni violente a suon di parolacce o volgarità e nient'altro.

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