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domenica 30 gennaio 2011

mito di Psiche 13 - Perchè siamo arrivati ad un punto di NON ritorno

 Il Vello d'Oro, l'Emancipazione Femminile e
 la distruzione del Mondo Moderno


Come la lettura di questo passaggio vi trasmetterà, abbiamo davanti, questa volta, la risposta esatta al motivo per cui ci troviamo oggi, 30 gennaio 2011, in questa situazione disperata di NON ritorno.
Questa volta, al contrario dei post precedenti, esagererò con i miei commenti. 
E questo perchè ritengo sia IMPORTANTISSIMO che i pochi lettori che arriveranno qui, comprendano che saranno loro, in primis, se capiranno questo passaggio, a fare la differenza ed a poter porre le basi del Nuovo Mondo.


E' l'alba, le primissime luci illuminano di sbieco un mio intorno fatto di neve. Neve al mare, neve sui limoni, grigio e tormenta, sibilo del vento.
Direi che lo scenario non poteva essere il migliore per questo post, che arriva a fagiolo, come diceva mia nonna..:-)



Sono le 6 del mattino, Fabio e Ruben si sono avventurati a piedi nella tormenta di neve per raggiungere la macchina lasciata dall'altra parte della collina, perchè oggi Ruben ha la sua prima gara di tiro con la carabina a La Spezia, ma la nostra stradina nel bosco è impraticabile con la macchina, causa neve e quindi..zaino in spalla, moonboot e via alla conquista del suo primo Vello d'Oro..


 prendo un caffè e torno...


Dunque si diceva...



Il secondo compito che con arroganza insultante (arroganza insultante= spettacolare definizione di quel lato del femminile che impersona un potere dannoso. Laddove lo vedete non esitate a distruggere perchè se prende piede fa terra bruciata ovunque) Afrodite impone a Psiche è quello di recarsi in un campo che si trova oltre il fiume e impossessarsi di una parte del vello d'oro degli arieti che in quel prato pascolano. Bisognerà che ri­torni prima di notte, altrimenti morirà.

A Psiche occorrerà molto coraggio (dovrà addirittura es­sere temeraria, si potrebbe dire, perché gli arieti sono sel­vaggi e feroci) per portare a termine questo compito peri­coloso.
Ancora una volta, la fanciulla si abbatte e pensa al suicidio.
Si dirige verso il fiume che la separa dagli arieti del sole con l'intenzione di gettarvisi. Ma proprio nel mo­mento critico, i giunchi che stanno sulla riva le parlano e la consigliano.


Importantissima figura "il giunco" come l'alga, sa adattarsi alla corrente, ma non perde MAI il suo collegamento con la terra. Farsi giunco è usare il logos, in primis sul proprio corpo per poi estenderlo ovunque nella propria vita. Attenzione a NON confondere questa plasticità con il compromesso!

I giunchi suggeriscono a Psiche di non avvicinarsi agli arieti durante il giorno, perché l'assalirebbero e la uccide­rebbero immediatamente.
Piuttosto, dovrà aspettare il tra­monto e raccogliere il vello che è rimasto attaccato ai pruni e ai rami bassi degli alberi di un boschetto nel quale spesso gli arieti vanno a pascolare. Potrà così appropriarsi di una quantità di vello d'oro sufficiente a soddisfare Afrodite sen­za che gli arieti se ne accorgano.
Psiche non dovrà dirigersi direttamente verso gli arieti e neppure dovrà cercare di prendere il vello a forza, perché gli animali sono pericolosi e aggressivi e potrebbero ucciderla.
È in questo modo che le donne vedono alcuni aspetti del maschile.
Ogni donna deve imparare a porsi coraggiosa­mente in rapporto con il mondo esterno, ma ogni donna sa istintivamente che il prendere troppo in una sola volta le sarà fatale e sa che anche il semplice avvicinarsi può es­sere pericoloso.


Questa "conoscenza innata" del lato femminile è andata persa, sia negli uomini che nelle donne. Il mito del "tutto subito" ha alimentato come una droga l'animo umano portandoci fuori dal ciclo della natura e dei suoi cicli. Ora come ora, siamo alieni alla terra.


Immaginiamo una donna molto femminile che sta iniziando la sua vita professionale e sa che deve farsi strada attraverso il mondo esterno.

Teme di venirne travol­ta, di soccombere.
Il solo fatto di recarsi in città e far ritor­no a casa le fa paura.
L'elemento arietino della società pa­triarcale, competitiva e impersonale in cui viviamo può de­personalizzare, colpire a morte.

Il panorama politico che abbiamo davanti è l'esempio di questo: nessuno reagisce...siamo colpiti a morte.


E necessario operare una distinzione tra gli arieti e il vello. Dovremo soffermarci bre­vemente sul mito della ricerca del vello d'oro per compren­dere meglio il compito di Psiche.

La ricerca del vello d'oro è un grande mito maschile del­l'antichità.

In esso, Giasone e i suoi compagni danno prova di coraggio, forza e virilità.

Dice Edith Hamilton: «Con Giasone partono gli uomini migliori della Grecia. Ognuno di loro porta in sé il desiderio di non essere lasciato indietro a nutrirsi di una vita senza rischi a fianco della madre, ma di bere insieme con i compagni, anche a costo di morire, l'im­pareggiabile elisir del valore».(vedi Parsifal 13)

Il famoso vello d'oro apparteneva a un ariete che aveva salvato due giovani, Ella e Frisso, dalla morte per mano del padre e della matrigna. L'ariete era accorso volando sul luogo del delitto all'ultimo momento, aveva raccolto il principe e la principessa e li aveva portati in volo. Sfor­tunatamente, la ragazza era caduta in mare ed era annegata. Il ragazzo, una volta al sicuro in un altro regno, aveva uc­ciso l'ariete quale sacrificio di ringraziamento. Frisso aveva quindi donato il vello d'oro al re di quella terra. Fu soltanto molto più tardi che, partendo dalla terra di Frisso, Giasone e gli altri eroi iniziarono la ricerca del vello.

Vediamo che l'ariete rappresenta una forza potente capa­ce di salvare una persona da una situazione in cui i genitori costituiscono una minaccia per la sua vita. Simbolizza una grande energia elementare, naturale, cui si può qualche volta ricorrere attraverso l'archetipo o che può erompere del tutto inaspettatamente nella personalità come com­plesso invasivo.

Si tratta di un potere spaventoso e numinoso. 


È la siepe in fiamme; è la vasta profondità dell'incon­scio che può 


spazzare via il fragile Io se questo non è colle­gato all'inconscio 


nel modo giusto.

L'uomo può qualche volta avere accesso alla forza arieti­na o può esserne sopraffatto, ma non deve identificarsi con essa. Non è un caso che, nel mito, la ragazza cada in mare e affoghi.
L'uomo in balìa del complesso arietino non è in rapporto con la propria femminilità interiore: si è perso nel mare, nell'inconscio.

Come dicevamo sopra, dopo che Frisso ebbe riguadagna­to terra, sacrificò devotamente l'ariete e ne conservò il vel­lo d'oro, simbolo del logos. 

Logos (in greco: λόγος) deriva dal greco λέγειν (léghein) che significa scegliere, raccontare, enumerare.[1] I termini latini corrispondenti (ratiooratio) si rifanno con il loro significato di calcolodiscorso al senso originario della parola. Successivamente la parola logos ha assunto nella lingua greca molteplici significati:«stima, apprezzamento; relazione, proporzione, misura; ragion d'essere, causa; spiegazione, frase, enunciato, definizione; argomento, ragionamento, ragione.»[

interessante è stato andare su google e mettere "logos immagini" e scoprire cosa ci propone ora come ora, la parola "logos". Clikkate  qui e vi farete un'idea di dove siamo ESATTAMENTE in questo momento storico, quando si parla di "scegliere, raccontare, enumerare, ragionamento"..



C'è un collegamento prossimo e organico tra il logos e il potere, lo stesso collegamento che c'è tra il vello e l'ariete. Il moderno uomo occidentale, gra­zie all'uso del proprio logos, della propria mente razionale e scientifica, ha trovato il modo di spillare le fonti del potere nell'universo. 
Ha così accumulato un terrificante potere su­gli altri uomini e sulla natura. Il moderno uomo tecnologi­co ha assunto una quantità di potere che è quasi divina e con essa rischia di distruggere il proprio mondo.




In che modo si può gestire questo spaventoso potere per volgerlo a vantaggio proprio e della natura? Il mito ce lo dice:


  • occorre sacrificare l'ariete e conservarne il vello, 
  • op­pure bisogna raccogliere soltanto quella parte di vello che gli arbusti hanno strappato e che non può provocare un'eruzione di follia arietina. 
  • O ancora, come suggerisce John R. R. Tolkien, moderno autore di miti, occorre resti­tuire alla terra l'anello del potere.
  • O infine, per usare una terminologia orientale, bisogna conservare l'equilibrio tra Yang e Yin, tra logos ed eros. 

Il mito di Psiche insegna che non si deve cercare di prendere o utilizzare quella par­te di vello che è ancora attaccata all'ariete; la conoscenza elementare legata al potere elementare può distruggere al­l'istante.
 Occorre che l'uomo moderno rinunci all'assunzione qua­si divina di un potere innaturale sul destino e sulla natura del mondo. Il logos ha indotto nell'uomo una fissazione di potere, un'identificazione inflazionata con l'ariete, ma egli non è un portatore adeguato di tale forza. 

Se ci si avvicina troppo a un archetipo, esso ci annulla; così, chi si identifica con l'ariete ne rimarrà distrutto.

John Sanford osserva che se un giovane assume droghe prima di avere sviluppato un Io abbastanza forte da sostene­re l'intensissima esperienza interiore che potrebbe derivar­ne, può uscirne annichilito.

Noi uomini e donne di oggi ci siamo impadroniti di un ariete di proporzioni immense che può rivoltarsi contro di noi e distruggerci. Non sarebbe tempo di rinunciare ai nudi giochi di potere e mantenere il logos in proporzione adeguata all'eros e al rapporto con gli altri e con la natura?

(v'informo che questo libro è stato scritto nel 1989, cioè 22 anni fa, quando sarebbe stata ancora possibile una marcia indietro, come molti noi "illuminati" ci siamo sgolati a dire...inutilmente! 
Ora non è più possibile una marcia indietro, come tutti potete ben vedere. 
Il Vello d'Oro, sottoforma di "benessere" ha distrutto, come una droga, l'Io dell'Umanità e l'ariete sacrificato siamo NOI)

Forse le indicazioni del mito riguardo a quanto vello e quanto logos non si riferiscono solamente alle donne, ma anche agli uomini.

Possiamo maneggiare il logos soltanto in quantità tale da non causare un'eruzione di potere che possa distruggerci personalmente o collettivamente.

C'è una differenza tra il modo maschile e quello femmi­nile di ottenere il vello; tra il modo di Frisso e il modo di Psiche.

Psiche non ha bisogno di uccidere l'ariete; deve evitare il contatto diretto con l'animale e raccogliere il vel­lo dai rami e dai cespugli.

 L'idea di dover raccogliere gli avanzi,appena ciò che del vello rimane sugli arbusti, può apparire intollerabile alla donna moderna.
ZOOOOOOOOOOOOOOM!!!  !!

Perché mai una donna dovrebbe possedere solamente una quantità mi­nima di questa qualità? Perché non può semplicemente in­chiodare l'ariete, prenderne il vello e andarsene trionfante come fa l'uomo? (questo è ciò che è successo..)


E qui apro una mia bio personale. A 16 anni fondai Italia Nostra giovani. L'allora proprietaria del Corriere della Sera, mi diede carta bianca, uffici, segretarie. A 18 anni ero pronta per conquistare il vello d'oro a Roma. Dissi di no.


A 20 anni mio padre volle a tutti i costi coinvolgermi nelle sue aziende, ci entrai solo in parte, feci il giunco e a 40 anni ne uscii. Niente vello.


Nel mentre filosofando, ebbi parecchie opportunità di velli varii ed importanti.


No, solo riccioli sparsi, se mi va.


Faccio la locandiera, 3 camere, nulla di più. Riccioli nel bosco.



Dalila soddisfa il proprio bisogno maschile proprio in questo modo. Il mito di Psiche ci insegna che la donna può ottenere quel tanto di mascolinità che le serve per rag­giungere i propri obiettivi senza ricorrere a un gioco di po­tere. La modalità cui Psiche si affida è molto più dolce. Se la donna vuole esercitare un po' di potere maschile, non ha bisogno di conquistarlo in un modo maschile.

Ci sono donne che necessitano di una porzione di potere maggiore di quella che indica il mito.
Ricordiamo le Amaz­zoni, che si recidevano il seno sinistro (il che significa ri­nunciare a una parte significativa della femminilità) in mo­do da poter tirar le frecce senza che il seno interferisse con la corda dell'arco. Più maschile può significare meno fem­minile, e questo è appunto il problema.

Ho l'impressione che la cultura occidentale abbia assunto da tempo un andamento scorretto e che lo spazio del fem­minile sia oggi in pericolo. Ecco perché questo mito è tanto importante: perché parla del modo corretto e del modo scorretto di funzionare della donna. Mostra che la donna può ottenere quanto le serve in termini di mascolinità in maniera femminile.

Il mito non dice affatto che la donna debba rinunciare al suo vello o alla sua coscienza focalizzata, la sua componente maschile. Dice piuttosto che proprio come l'uomo può es­sere solo ostacolato da un eccesso di qualità femminile, così alla donna occorre soltanto una parte del vello.

In verità, all'epoca in cui il mito di Psiche emerse, la sola idea che Psiche potesse possedere del vello, in quantità an­che ridottissima, era indubbiamente una novità. Fino a quel momento, la conquista del vello d'oro era stata una conquista maschile, una grande avventura maschile. Psi­che, per guadagnarsi un pochino di vello d'oro, dovette scoprire e utilizzare il proprio coraggio, il proprio valore, lo spirito di avventura e la forza. Questo compito era neces­sario perché le donne potessero evolversi oltre la fase fem­minile puramente istintiva e inconscia. Il fatto che le don­ne siano state spedite fuori a raccogliere il vello ha rappre­sentato un grande passaggio evolutivo per il genere umano.

E dobbiamo anche ricordare che un microcosmo è un macrocosmo. Un po' di logos è tutto il logos.

Viene in men­te la vicenda di Cristo, che camminava tra la folla urtato, spinto, toccato dai molti che gli stavano attorno. Pure, una donna, provvista del corretto atteggiamento, ebbe soltanto bisogno di sfiorare l'orlo del suo abito per essere guarita e resa intera.
Il mito ci dice che il femminile ha bisogno di ottenere solamente una porzione di vello (l'orlo, non l'intero abi­to) perché esso basti ai suoi scopi, per conquistare la tota­lità.

Quando parliamo della conquista del vello, o del maschi­le, da parte della donna, dobbiamo capire che non si tratta di sviluppare una quantità uguale di maschile e femminile in noi. Sono molte le donne che dicono di volere tanta coscienza focalizzata quanta ne posseggono gli uomini.

Bi­sogna essere donne con un maschile che sostiene o uomini con 


un femminile che sostiene.

Il maschile è la componen­te minoritaria nella donna. Le funzioni biologiche impon­gono limiti a tutti noi. La donna che comprende questo può entrare nel mondo del lavoro e servirsi della propria mascolinità oggettiva. Essa porta con sé, insieme con una coscienza focalizzata, la sua tranquillità, il suo contatto con la fonte, quella qualità che ricorda a coloro che la cir­condano il castello del Graal.

Se la donna ha un figlio adolescente, deve osservare un principio fondamentale: non cercare di sapere troppo e troppo presto; non rubare al figlio il suo mondo, non pren­dergli la spada.


Il mondo maschile del ragazzo è fragile e vulnerabile, specialmente se deve confrontarsi in maniera improvvisa e aggressiva con il lato maschile della madre.

Ha smesso di nevicare, il vento impazza tra i rami tutti bianchi, in casa c'è quiete, tutto tace ancora.
Gli ospiti al B&B, venuti per un weekend al mare, se ne andranno a piedi nella neve e sono sicura che non si dimenticheranno questi due giorni. Stufe a legna, chiacchere al caldo, focacce fumanti. Per colazione farò un pò di crepes calde, dolci e salate. La regia dovrà essere perfetta perchè solo così, resterà dentro di loro, indelebile, senza bisogno di foto e ricordi esterni.


Questo è il mio vello di ogni giorno: riccioli leggeri...


Ecco...ed ora..buona domenica di neve amici miei..:-)

5 commenti:

  1. Gino mi chiede di specificare il "punto di NON ritorno".

    Digressione necessaria: io non uso parole a vanvera. Dai miei 8 anni, per tutta la vita, la "parola" ha costituito il mio campo primario di studio, che continua tuttora.

    Punto di NON Ri-torno. Analizziamo.

    In un percorso lineare 2D, il punto segna la continuità tra ciò che viene prima e ciò che viene dopo.
    Mentre in una situazione in 3D segna sia questo che una possibile origine nuova.
    Mentre in una situazione 5D segna infinite possibilità di morte e origine coincidenti (vedi connessioni neurali).

    Quando si parla di ri-torno, significa poter ripercorrere all'indietro un passaggio.
    Se ci si trova in una situazione lineare 2D e il punto dietro non c'è più e quello davanti neanche siamo bloccati.
    Quello è ciò che sta succedendo alla maggior parte dell'umanità. Sono in un punto. Impossibilitati ad andare altrove. Questo è ciò che porta l'autoreferenza: ad un certo punto finisce.


    Il "punto" è lo stesso, ma la percezione può essere lineare, tridimensionale o quantica.

    In questo post, è evidente come, un'immersione nella conquista di velli vari ed eventuali, da parte anche del femminile, costituisca la perdita della connessione alle possibiltà. Il punto è rimasto isolato.

    In verità non lo è, ma se non vedo altre vie, lo diventa.

    Ora la % di coloro che non vedono ha di gran lunga superato il 51% e questo mi fa dire che questi "umani" non possono più vivere.

    Che fare?

    Abbandoniamoli, recidiamo la corda della cordata. Sono troppo pesanti, uccideranno anche noi.

    Sono stata abbastanza chiara Gino? :-)

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  2. Ti cito: <>

    << Ora come ora, siamo alieni alla terra.L'idea di dover raccogliere gli avanzi,appena ciò che del vello rimane sugli arbusti, può apparire intollerabile alla donna moderna.>>

    Una buona parte della generazione degli adulti è ancora completamente sotto l'effetto di quella droga del tutto e subito e, probabilmente, non lo comprenderà,ormai, mai; i giovani ne stanno sperimentando le conseguenze, ma raccolgono gli avanzi solo per necessità.
    Non mi addentro nei miti, ma apprezzo molto questa interpretazione.
    Sul giunco mi viene in mente Dante che, per poter iniziare l'esperienza del Purgatorio, compie una serie di riti e se ne cinge i fianchi...

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  3. Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
    d’un giunco schietto e che li lavi ’l viso,
    sì ch’ogne sucidume quindi stinghe

    Il giunco "SCHIETTO"... siamo in una cultura meno vicina ai miti, ma ancora fortemente simbolica.

    E poi una domanda; la tua analisi sul "non ritorno" riguarda l'Occidente o comunque il mondo industrializzato, oppure anche l'Africa?

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  4. Molto molto molto interessante.
    Grazie elisa seguo sempre con interesse questa creazione di percorso/ indicazione che hai creato
    direi che rimango su fb per seguire te. Per il resto gioco alla piccola fattoria.
    Anche i commenti sono interessanti.
    Analisi esclusivamente occidentale e laica. questo è importante, suppongo.Non ci si può addentrare nei miti. Viviamo nel tempo e nell'elaborazione che dei miti la società fa e ci inserisce. ( vedi il clikkare su inserito prima che è estremmanete esplicativo e sintetico. si comunica per immagini no?) si comunica per immagini e il logos , tradotto, se vuoi impropriamente, anche con "parola"( verbo...) viene scarnificato..di qualsiasi "potere", diciamo di crescita, evoluzione, individuale. Maschile e femminile.
    Mi ritrovo nella possibilità/azione vissuta, elaborata, compresa e poi serenamente "cardata" per passare ad altro per continuare e non avvolgersi nel vello d'oro e fermarsi lì. mi spiego? credo proprio di si. Mi ritrovo perfettamete ed anche ultimamente direi la solita esperienza: possibilità di azione con compromesso e promesso...sembra quasi che il mondo ti riproponga per farti stare "buona", farti "rientrare" lo stesso schema..anche il mondo ormai è inaridito per questo c'è il terore del mito.
    Grazie Elisa.
    una buona mattina. per me, dopo la lettura, ottima!
    A presto.
    TVB.
    augusta.

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  5. potrei non smettere..ci sono donne che non hanno la coscienzanza del potere che abbiamo, che vorrebbero..ti riporto "Ho l'impressione che la cultura occidentale abbia assunto da tempo un andamento scorretto e che lo spazio del fem­minile sia oggi in pericolo. Ecco perché questo mito è tanto importante: perché parla del modo corretto e del modo scorretto di funzionare della donna. Mostra che la donna può ottenere quanto le serve in termini di mascolinità in maniera femminile."
    Impressione Elisa? Diciamo che noi, se vogliamo anche inserire la nostra situazione politica ( siamo area test per il 3° mondo...)siamo esemplificativi ed esplicativi i come stiamo andando "storti". non esiste alcun equilibrio nè comunicazione attiva e socialmente utile tra il potere femminile e maschile..ora saturno in bilancia...addirittura le quote rosa...quelle latte delle mucche e quelle mughetto per la primavera?
    bye!!!

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