Welcome mon amis...

This is un luogo beaucoup agreable, where we possiamo insieme nous-rendez-vous per mille cose different...welcome qui

domenica 21 novembre 2010

mito di Parsifal - 6 - Il Cavaliere Rosso!

Oggi 21 novembre 2010 è domenica, siamo in luna piena di questo anno così particolare.
Prendetevi il tempo necessario per elaborare questo pezzo.
Qui siamo davanti al Guerriero della Luce che è in noi. In OGNUNO di NOI.
Vale la pena di dedicargli tutto il nostro tempo e la nostra attenzione.

Il Cavaliere Rosso

Come ricordate, Parsifal lascia la tenda.
A ciascuna persona che incontra, Parsifal chiede in che modo si diventi cavalieri.
(Ricordate quando eravate adolescenti, guardare tutti, cercando non-sapevate-neanche-voi-cosa? E’ in questo momento che gli adolescenti seguono “capi” magari inadeguati, formano bande…)
Gli viene suggerito di recarsi alla corte di Re Artù, dove, se sarà forte e coraggioso, verrà nominato cavaliere dallo stesso Re.
Il ragazzo giunge alla corte, dove viene deriso per la sua ingenuità, (riti d’iniziazione, il “nonnismo” che c’è in ogni contesto sociale), per i suoi abiti filati in casa e per l’avventatezza con la quale chiede di essere nominato cavaliere (in questo momento storico, questo avviene MAGGIORMENTE nei gruppi di ragazzine).
Gli viene detto che quella del cavaliere è una vita ardua e che la nomina a cavaliere è un onore a cui si accede solo dopo aver dimostrato molto valore e dopo molto nobile lavoro. Parsifal però continua a chiedere di essere nominato cavaliere, fino a che non viene portato ala presenza di Re Artù. (questo è un passo importante: la conoscenza non ha basi nel “sentito dire”, bensì si reca alla “fonte”).
Artù, che è un uomo gentile, non si prende gioco di Parsifal, ma gli dice che ha ancora molto da imparare e che deve impratichirsi in tutte le arti cavalleresche della battaglia e della cortesia, prima di poter essere fatto cavaliere. (Kung Fu Panda in streaming , clikkate e guardatevelo…è sublime)
Ora, alla corte di Re Artù c’è una fanciulla che non ride né sorride da 6 anni. C’è una leggenda a corte che vuole che, quando il cavaliere migliore comparirà, la fanciulla che non ha sorriso per 6 anni, scoppierà in una risata,
Nel momento in cui questa fanciulla scorge Parsifal, scoppia in una risata di gioia. La corte rimane fortemente colpita da questo episodio: sembra che il cavaliere migliore del mondo sia arrivato.
Compare questo giovanotto ingenuo, questo ragazzo vestito di tela filata in casa, assolutamente privo di disciplina, ed ecco che la fanciulla si mette a ridere. Straordinario!
Fino a quando l’aspetto Parsifal della natura maschile non compare, c’è nell’uomo una parte femminile che non ha mai sorriso, che è incapace di essere felice e che scoppia in una risata di gioia quando Parsifal si mostra. Se un uomo (anche donna) riesce a risvegliare il Parsifal che c’è il lui, un’altra parte di lui si fa immediatamente felice. Quando la corte vede il riso della fanciulla dolente, tratta Parsifal con maggior serietà e Re Artù lo nomina Cavaliere all’istante. (Siete stati mai nominati Cavalieri? Cos’è in questo momento essere nominati Cavalieri).
Ho fatto di recente un’esperienza di questo genere. Venne nel mio studio un uomo in lacrime, perso nell’oscurità della vita, con il quale era difficile parlare poiché non vedeva altro che le cose che lo spaventavano. Così, gli raccontai vecchie fiabe e lo indussi a partecipare alle storie. 
Cercai il Parsifal in lui (e io cosa sto facendo con voi?????), e ne scoprii le qualità fanciullesche. Presto l’uomo cominciò a ridere e la fanciulla che c’era in lui e che non aveva conosciuto la gioia, fece irruzione. A quel punto, egli aveva energia e coraggio (forza del cuore) da immettere nella una vita priva di gioia. Il risveglio di Parsifal nell’uomo (donna) costella l’energia e gli consente di tornare a funzionare.
Parsifal ritorna da Artù e dice “ho una richiesta: voglio il cavallo e l’armatura del Cavaliere Rosso”.
Tutti ridono fragorosamente perché, alla corte di Re Artù, non c’è mai stato cavaliere abbastanza forte da affrontare il Cavaliere Rosso.
(quando avevo 5 anni, andai con mio padre alla pinacoteca di Brera, e davanti al dipinto della Madonna dell’Uovo di Pier della Francesca, lui mi disse “guarda, è un capolavoro, tu non riuscirai mai a fare un capolavoro così. Quindi ammiralo”, io rivolsi lo sguardo verso l’alto, guardai mio padre negli occhi e gli dissi “parla per te!”)
Anche Artù ride e dice “hai il mio permesso. Puoi avere l’armatura ed il Cavallo del Cavaliere Rosso….se riesci a prenderli”.( Chi ci HA dato il permesso? Chi invece NON ce lo ha dato?)
Mentre Parsifal lascia la corte di Artù, incontra, sulla porta, il Cavaliere Rosso. Questo essere meraviglioso e tanto forte da fare ciò che vuole senza alcun timore perché nessuno, a corte, è in grado di opporglisi.  Si è impadronito della coppa d’argento, il Calice, e nessuno è stato abbastanza forte da fermarlo come estremo insulto ha versato un bricco di vino (ecco Afrodite!)sul viso della Regina Ginevra. Parsifal è abbagliato dal Cavaliere Rosso, dalla sua tunica scarlatta, dalla guadaluppa del suo cavallo e da tutti gli ornamenti della cavalleria. .(da cosa siamo abbagliati oggi? Perché Berlusconi e simili hanno potuto arrivare fino a questo punto?)
Blocca il Cavaliere Rosso e gli chiede l’armatura. Il Cavaliere Rosso è divertito dal giovane folle che gli sta davanti e, ridendo fragorosamente, risponde “certo, se riesci a prenderla!”.
I due si fronteggiano, come i cavalieri devono fare, e lottano brevemente, fino a che Parsifal viene ignominiosamente scaraventato a terra. Mentre giace al suolo lancia il suo pugnale al Cavaliere Rosso e lo colpisce ad un occhio, uccidendolo. Questa è l’unica uccisione che Parsifal compie, un’uccisione che rappresenta una parte molto importante nello sviluppo di un giovane uomo. (e donna. E Psiche cosa fa ?)
Esther Harding, nel suo libro Psychic Energy (L'energia psichica), discute a lungo l'evoluzione dell'energia psichica dallo stadio dell'istinto allo stadio dell'energia controllata dall'Io.
Nel momento in cui Parsifal uccide il Cavaliere Rosso, egli sottrae una grande quantità di energia al Cavaliere Rosso, cioè all'istinto, e la colloca su di sé, cioè sull'Io. (consapevolezza)
 Si può dire che questo è il momento in cui egli abbandona l'adolescenza e diventa uomo.
Un ulteriore salto evolutivo sarà necessario nel momento in cui questa quantità di energia dovrà essere spostata dall'Io al Sé, vale a dire a quel centro di gravita che è più grande di qualsiasi vita personale.(la consapevolezza diventa COSCIENZA)
Ma questo evento, nel mito e nella nostra vita, viene molto più tardi.
Parsifal, nel corso della sua carriera, sconfiggerà molti cavalieri, ma non ne ucciderà più nessuno.
Da ogni cavaliere che egli sottomette si fa promettere che si recherà alla corte di Artù e si porrà al servizio di quel nobile Re.
Questo è il processo culturale che opera nell'uomo (donna) a metà della vita, quando conquista un centro di energia dopo l'altro e li pone sotto il controllo del Nobile Re: si tratta del vero processo di nobilitazione nella vita dell'uomo e costituisce il sommo bene di questa parte mediana della sua carriera.
  Sull'uccisione del Cavaliere Rosso non vengono date spiegazioni. C'è da riflettere su ciò che sarebbe accaduto alla      nostra cultura occidentale se il Cavaliere Rosso fosse stato invitato a servire Rè Artù invece che essere ucciso. (Warning!!!!! Sta accadendo ORA!)
Il pensiero indiano ci fornisce un'indicazione alternativa sul modo di gestire l'energia del Cavaliere Rosso che c'è in noi. Esso prescrive di ridurre il dualismo tra Bene e Male nella propria vita (e quindi di ridurre il potere del Cavaliere Rosso) invece di uccidere quella qualità energetica e reincorporarla nell'Io. (new age e simili: affrontano Afrodite ma poi ci cascano dentro inesorabilmente. Le meditazioni, musichine, e rebithing, ecc..ecc..sono solo l'espressione di un utero pieno di liquido amniotico privato dell'individualità. Il Cavaliere Rosso non è sconfitto e superato. Giace inerte nella sua inutilità. Vinto da Afrodite.)
Ma il nostro modo occidentale è quello di imboccare la strada dell'eroismo e di vincere (uccidendo o conquistando) e ottenere la vittoria a questa guisa.(entrare in Psiche: attuare la trasformazione= fare la grappa)
Nella vita di un giovane uomo, la vittoria sul Cavaliere Rosso può avere luogo all'interno o all'esterno.
I due modi sono ugualmente efficaci. Se il giovane deve seguire la via estrema, come la maggior parte fa, dovrà superare alcuni grandi ostacoli. Molte vittorie sul Cavaliere Rosso avvengono in gara, sul terreno di gioco o in una qualche prova di destrezza o resistenza.
Una delle dimensioni più amare della vita sta nel fatto che una vittoria implica sempre che qualcun altro perda.
(in questa società, dove il buonismo cattolico imperversa, questa situazione si è appiattita, per poter dare potere a un Cavaliere Rosso fuori da noi)
Forse sta in questo l'uccisione del Cavaliere Rosso: la vittoria sembra più dolce in presenza di un altro che perde. E’un atteggiamento che può essere intrinseco alla mascolinità oppure può rappresentare una fase evolutiva che un giorno sarà superata. Al momento presente, soggiogare il Cavaliere Rosso è un'azione feroce e cruenta. ( e le donne ne hanno preso possesso)
E anche possibile sottomettere il Cavaliere Rosso interiormente: un giovane può conquistare dentro di sé una
quantità di energia grossolana o primitiva; può superare una frode evidente o sottile dentro di sé. La via inferiore
è ugualmente efficace nell'operare la transizione da ragazzo a uomo e costituisce la lingua madre degli introversi della nostra società.(importante!)
Se la lotta con il Cavaliere Rosso finisce male (che essa avvenga all'esterno o all'interno), quella quantità di energia diventerà violenta nella personalità ed emergerà caratterizzando il giovane come uno spaccone, un vandalo o un arrabbiato oppure, nella forma opposta, come un uomo incerto, abbattuto e sconfìtto. (che ne dite?)
Il Cavaliere Rosso rappresenta l'Ombra del maschile; la forza negativa, potenzialmente distruttiva.
Per diventare veramente Uomini (e Donne), bisogna lottare con l'Ombra senza tuttavia rimuoverla.
Il ragazzo non deve rimuovere la propria aggressività poiché ha bisogno della forza maschile della sua Ombra, del suo Cavaliere Rosso, per farsi strada nel mondo adulto.(cari papà e mamme, guardate i vostri figli!)
Parsifal ora possiede l'armatura e il cavallo del Cavaliere Rosso, poiché a quei tempi conquistare significava possede-
Re (e ora? Non è lo stesso? Dove stanno gl’Ipermercati che sorgono come funghi ovunque?): questo per dire che l'energia del Cavaliere Rosso si trova adesso sotto il controllo di Parsifal ed egli può usarla.
Il giovane cerca di indossare la meravigliosa armatura del Cavaliere Rosso ma non ha mai visto una cosa tanto com-
plicata quanto una fìbbia e non riesce a venirne a capo.
Uno degli scudieri di Artù, che era uscito di corte per assistere al combattimento, aiuta Parsifal a risolvere gli enigmi
delle fibbie e degli aggeggi complicati della cavalleria. Questo scudiere incita Parsifal a levarsi l'orribile abito filato in
casa che indossa, poiché esso non si confà a un cavaliere, ma Parsifal rifiuta e si tiene il vestito che la madre gli ha
dato.
Questo atteggiamento avrà gravi ripercussioni più avanti nella storia e ci vorrà tutto il nostro potere di com-prensione per vedere che cosa implica questo attaccamento all'abito della madre. Parsifal indossa l'armatura sopra il vestito filato in casa, sprona il cavallo e se ne va. Qual è il ragazzo che non sovrappone il proprio stato di cavaliere,  appena scoperto, al complesso materno?
Il materiale rigido dell'armatura funziona molto male quando si limita a coprire un uomo afflitto da un complesso materno. ( e qui godetevi Tangui…)
E rimane un altro mistero: è vero che Parsifal riesce a far partire il cavallo, ma nessuno gli ha mai insegnato come fermarlo. Il giovane cavalca per tutto il giorno finché entrambi, cavaliere e cavallo, si fermano esausti.
Forse ricorderete un qualche progetto della prima giovinezza cui avete dato inizio con facilità ma la cui conclusione vi sfuggiva...

E ora..non potrete mai più dire che non ho pensato a voi ed alla vostra piovosa domenica…buon divertimento con il Cavaliere Rosso ragazzi..io lo ADORO!

7 commenti:

  1. Randagi, perchè Randagi.

    Umani randagi è ciò che vedo, randagi di se stessi, senza aver trovato il proprio centro, vagolano, vagolate di falsi centri in falsi centri, senza cor-aggio, cioè senza che il cuore sia a suo agio, stia comodo, si senta a casa.
    Ma il cuore si sente a casa solo se è nella nostra/vostra casa. Solo lì può sviluppare tutta la sua potenza.
    Cuore/Rosso/Sangue/Forza/Movimento/Vita/Energia
    Senza aver sconfitto il Cavaliere Rosso, si viene portati in giro senza meta, sviliti ed esauriti, ci si trascina alfin da punto a punto.
    Si diventa predoni, per rifornirsi, come un vagare tra una pompa di benzina ad un'altra.
    Il benzinaio diventa una meta.
    Cominciate diversamente la settimana.
    Dateci un taglio.
    Il vostro benzinaio siete voi.
    Baci

    RispondiElimina
  2. Il centro della potenza confuso con il centro di potere..il Re Pescatore rimane ferito e continua a cercare benzina accontentandosi della raccolta punti , come fossero il Graal. A Lui bastano quelli, leniscono apparentemente il suo dolore, sceglie di vivere la vita come un hobby e gira su se stesso come una trottola. Il rosso della potenza si sporca di grigio e diventa potere, potere sugli altri, quando gli portano via la tessera con la raccolta-punti prima ancora che lui abbia riturato il suo regalo. La rabbia prende il posto della potenza e quel fuoco che sale da dentro infiamma per distruggere, così, a casaccio: la tanica di benzina buttata addosso ad un barbone che dorme vicino al distributore. Non vede altro,il mondo diventa un pullulare di barboni addormentati su cui lui ha il potere di buttare il suo fuoco. Oppure questo cor-aggio non ancora attivato che si è fatto rabbia che non si trasforma in potenza, che non uccide il Cavaliere Rosso, rimane dentro e diventa fuoco che brucia le pareti dello stomaco a farlo predone di se stesso..l’autocannibalismo di chi rinuncia a potenza e potere e sceglie la manipolazione attraverso la malattia, la debolezza, il ventre della madre….

    RispondiElimina
  3. Trovare la fonte oggi, qualunque fonte, è difficile, ma non impossibile. Difficile è avere il coraggio di porsi di fronte alla fonte con atteggiamento verginale, senza scardinarne la voce con tutto quello che già altri ci avevano detto di lei. L’anno scorso ho dato via quasi tutti i libri della mia biblioteca, ne ho tenuti pochissimi, i più vicini alle fonti. Ma un libro non può essere fonte pere la nostra vera conoscenza (o meglio, per la conoscenza di noi), mai in nessun caso, perché mediato dalla mente di un umano. Non riusciamo ad incontrare Artù perché non ci fidamo di quell’Artù che noi siamo…dobbiamo leggere libri e libri su Artù e nemmeno allora ci accorgiamo che noi siamo Artù. E chi ma, allora, se non ce ne rendiamo conto, potrà dare il permesso di rompere il guscio al seme-Parsifal che ci sta chiamando da dentro perché si è stancato di aspettare il suo turno ?

    RispondiElimina
  4. Il Cavaliere Rosso…l’emozionale prende possesso di ogni scelta, di ogni passaggio nella vita, quella emozione indomita, cavallo senza cavaliere, scorre rossa come il sangue e trascina gli attimi in un mondo senza tempo, fatto di illusione.. Forte il richiamo della emozione, talvolta ingabbiata senza parole, tal altra libera di correre con Afrodite fuori dai limiti della strada sterrata. Ma Parsifal non può lasciare che il Cavaliere Rosso dilaghi in ogni regno, se ne impossessa come il guerriero che mangia il cuore dell’animale ucciso. Incorporandolo in sé lo usa e non si fa usare. E l’emozionale si fa consapevolezza… Imbarazzante, per me, lo scontro…paura di perdere amore? Come una moviola, all’indietro, senza scontrarsi con Cavaliere Rosso Parsifal non lascia sua madre e il Re Pescatorerimane ferito..e Afrodite non provoca Psiche, lasciandola per sempre nel suo Castello di Alabastro….

    RispondiElimina
  5. @Susanna "Oppure questo cor-aggio non ancora attivato che si è fatto rabbia che non si trasforma in potenza, che non uccide il Cavaliere Rosso, rimane dentro e diventa fuoco che brucia le pareti dello stomaco a farlo predone di se stesso"
    brucia anche l'esofago forse per non farti "dire". Magari scrivere sì, o parlar d'altro: ma non dire.

    RispondiElimina
  6. @Elisa, bastasse esser randagi verso l'esterno; la pena è l'attimo o il tempo del randagismo interiore: il primo è anestesia, il secondo è ferita rossa.
    Il tuo post è uno squarcio del sipario amenamente calato (anche su ciascuno). Brucia quel rosso. Il rosso brucia sempre.
    Eppure attira, come attirano fuoco e sole.
    Giro da un po' attorno a questo post, non facile da commentare.
    Penso ai "danni dell'educazione" (anche Battiato...) quando la coercizione è blandita dall'affetto ricattatorio, quando la nascita al mondo di relazione è frustrata dalla paura indotta, quando ogni diritto si trasforma in concessione elargita col contagocce. Penso a tante cose.
    Che altro può fare il giovane o eterno Parsifal se non fuggire senza chiedersi se sa fermare il suo cavallo?
    Quanto dolore gli procurerà strapparsi la veste filata in casa?
    Chi riesce a calcolare le misure di questo prisma di condizioni le cui facce sono inevitabilmente diverse da persona a persona ed hanno mille riflessi diversi?
    L'individuo si aggroviglia nel suo mantello fuggendo.
    Datemi un ipermercato, e solleverò il mondo.
    Fateci reincontrare il Cavaliere Rosso prima possibile.
    Sulla chiesa cattolica ho un piccolo dissenso. E' vero c'è del buonismo: è una indebita strumentalizzazione di un messaggio forte. Un messaggio che è venuto a portare la spada e non la pace. Non nego l'evidenza di alcune realtà (anche diffuse) di ipermercatismo anche dove non avrebbe mai dovuto essere (i mercanti dal tempio li ha cacciati lui); non nego la strumentalizzazione e ne potrei elencare esempi molti dei quali subiti.
    Io cerco di risalire alla fonte: quanta fatica correre correre correre, anche in quella direzione.

    Datemi un mantello rosso. Ogni sua fibra ci/mi è necessaria.

    RispondiElimina
  7. Non correre sere, il trucco sta nello stare fermi e osservare.
    Il trucco è "essere" rosso, non farsi trasportare dal rosso.
    Il trucco è essere il proprio mantello rosso.
    Il trucco è uccidere ogni momento il cavaliere e scoprirne il re, per poi tornare cavaliere e via così.
    Scorrere, vivere...

    RispondiElimina